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ToggleCent’anni fa, meno di una persona su dieci soffriva di malattie croniche. Oggi, questo numero è salito drasticamente: sei persone su dieci sono colpite da una patologia cronica. Inoltre, il 75% della popolazione è in sovrappeso o obesa, mentre una persona su tre è diabetica o prediabetica.
È giusto dire che, come specie, siamo molto, molto malati. Viviamo forse più a lungo, ma sicuramente non viviamo meglio.
La causa di questo rapido aumento delle malattie croniche è spesso attribuita a quattro fattori:
– fumo di tabacco
– mancanza di esercizio fisico
– eccessivo consumo di alcol
– cattiva alimentazione, in particolare “diete povere di frutta e verdura e ricche di sodio e grassi saturi”.
Tuttavia, guardando più da vicino, sembra che oggi fumiamo meno, beviamo meno e facciamo più esercizio fisico rispetto a 30 anni fa, oltre a mangiare in modo apparentemente “più sano”. Perché, allora, le malattie croniche continuano a salire a ritmi vertiginosi se le stesse cose a cui si attribuisce la colpa delle malattie croniche stanno diminuendo?
Una delle ragioni è, insieme a zuccheri e cibi trasformati, l’uso massiccio degli oli di semi.
Negli anni abbiamo assistito a una massiccia propaganda che ha enfatizzato i benefici degli oli di semi rispetto a grassi come il burro, il lardo, il sego, tacciando questi ultimi come pericolosi attentatori per la salute.
E, grazie alle linee guida “guidate” da interessi di grandi multinazionali produttrici di oli, è stato ovunque spinto il consumo di ampie quantità di oli vegetali, come quelli di soia, mais, cartamo e girasole, adducendo a fantomatici effetti benefici per abbassare i livelli di colesterolo e ridurre il rischio di malattie cardiache.
In realtà, come vedremo, andrebbero eliminati dai supermercati e tolti completamente dagli scaffali.
I cosiddetti oli vegetali provengono in realtà da cereali, fagioli e semi come mais, soia, semi di girasole, cotone e cartamo e sono spesso oli di semi industriali. Per estrarre grandi quantità di olio da elementi che, come i semi di soia e di mais, non sono poi così grassi, vengono applicate enormi quantità di calore e pressione. Questi oli possono essere nuovamente riscaldati per chiarificarli, sbiancarli e deodorarli prima di essere imbottigliati.
Poi li troviamo sugli scaffali dei negozi in bottiglie di plastica trasparente, dove sono esposti a luci intense quasi tutto il giorno. Questi oli fragili sono esposti al trio dannoso di calore, luce e aria più volte prima ancora di arrivare al negozio, per non parlare di quando li si usa nella cucina di casa.
PIÙ OMEGA6 E MENO DHA
Gli oli di semi industriali sono ricchi di un particolare tipo di acido grasso polinsaturo chiamato acido linoleico, considerato un grasso “essenziale”.
Dal 1961, quando le agenzie sanitarie e le organizzazioni governative di tutto il mondo hanno iniziato a consigliare alle persone di sostituire i grassi animali con gli oli vegetali, abbiamo assistito a un drastico aumento del consumo di acido linoleico omega-6.
Tra il 1909 e il 1999, la quantità stimata di acido linoleico consumata è passata da circa il 2,8% al 7,2% delle calorie totali, con un aumento di oltre 2,5 volte.
Questo rappresenta uno dei maggiori cambiamenti avvenuti nella dieta moderna nel corso del XX secolo.
Gli oli delle piante non sono salutari da ingerire. Questo è un aspetto che la società non riesce a comprendere. Gli oli vegetali per uso alimentare dovrebbero essere messi al bando, perché non esiste un olio vegetale che sia buono da consumare come “cibo”. Il profilo degli acidi grassi degli oli vegetali non è compatibile con il corpo umano. Ma la cosa peggiore è che gli oli vegetali non contengono né DHA né CLA.
Il nostro corpo non è in grado di produrre correttamente il DHA e i bambini non sono in grado di produrne affatto nel proprio organismo. I grassi animali contengono le giuste quantità di DHA necessarie per la vita.
Il nostro cervello è composto da grassi DHA e se lo si elimina dalla dieta, il cervello di un bambino non crescerà correttamente. Anche alcuni adulti non hanno la capacità di produrre DHA, il che significa che possono soffrire di danni cerebrali nel lungo periodo, se non consumano grassi animali.
E non dimentichiamo lo iodio. Anche la carenza di iodio impedisce al cervello di crescere. Se ci si fa caso, le diete moderne sono prive di iodio e DHA, i due elementi principali che fanno crescere fisicamente il cervello. Gli alimenti vegetali bloccano l’assorbimento dello iodio (goitrogeni) e contengono potenzialmente zero iodio.
Il latte è una delle più importanti fonti alimentari ad alto contenuto di iodio, dopo i frutti di mare. Parliamo di latte crudo, o di latte quantomeno il meno trattato possibile. Ma molte persone non lo consumano più, sono state convinte a sostituirlo con ogni latte vegetale possibile, tra cui quelli più pericolosi, come il latte di soia, il latte di avena e il latte di riso.
PERCHÉ GLI OMEGA-6 SONO COSÌ DANNOSI?
All’inizio del 1900, la nostra dieta conteneva quantità approssimativamente uguali di grassi omega-6 e omega-3. Oggi, invece, mangiamo quasi 30 volte più grassi omega-6 che omega-3″.
Se ti stai chiedendo: “perché gli Omega 6 fanno male?”
Ti rispondo che fanno male nel modo in cui li consumiamo oggigiorno. La proporzione nella dieta attuale tra Omega3 e Omega6 e decisamente squilibrata, favorendo questi ultimi in maniera poco salutare, a causa della moderna alimentazione. Quindi un eccesso soprattutto di acido linoleico (LA) e gamma linolenico (GLA), presenti negli oli vegetali e nei loro semi, onnipresenti nella dieta odierna. un loro eccesso diminuisce l’effetto degli omega 3 e favorisce l’infiammazione e il rischio cardiovascolare.
Il rapporto tra Omega 6 e Omega3 dovrebbe essere da 1:1 a 4:1, invece attualmente abbiamo nella dieta occidentale un rapporto medio nella popolazione di 20:1. Decisamente sbilanciato.
OMEGA6 E OXLAM
Ci sono quattro fattori principali che possono danneggiare un grasso: calore, luce, aria e pressione. La forma che assume questo danno è l’ossidazione.
L’ossidazione è responsabile delle alterazioni chimiche dei grassi, sia di quelli contenuti negli alimenti che di quelli presenti nell’organismo.
Quando l’acido linoleico viene ossidato, si ottengono metaboliti ossidati dell’acido linoleico o, in breve, OXLAM.
Infatti, gli oli vegetali, all’interno delle nostre cellule adipose, si scompongono in questi sottoprodotti dell’ossidazione del metabolismo dell’acido linoleico, gli OXLAMS appunto.
I due principali sono il 4-idrossinonenale (4-HNE) e l’acido 13-idrossioctadecadienoico (13-HODE), e sì, sono orribili come sembrano.
Questi sottoprodotti portano alla disfunzione mitocondriale, alla morte e al danneggiamento delle nostre cellule e a una cascata di effetti che alla fine portano a disfunzioni metaboliche e malattie.
Gli OXLAM sono stati implicati nel causare o peggiorare molti problemi di salute, tra cui infiammazione cronica, le malattie cardiovascolari, le malattie epatiche e neurodegenerative.
Poiché la dieta occidentale è fortemente sbilanciata verso gli omega-6, molte persone vivono in un costante stato di infiammazione, come se il loro corpo fosse costantemente sommerso da danni e lesioni, ma in realtà tutto ciò che accade è un eccesso di omega-6 e un’insufficienza di omega-3.
L’infiammazione cronica è stata collegata ad artrite reumatoide, psoriasi, infiammazioni, malattie intestinali, ipertensione, aterosclerosi, allergie, cancro e altro ancora.
OLI VEGETALI E REAZIONI A CATENA NEL CORPO
Gli acidi grassi di tutti i tipi, compresi quelli saturi, monoinsaturi e polinsaturi sono gli elementi principali di tutte le membrane cellulari. Le membrane cellulari sono come guardie di sicurezza che difendono il perimetro di ogni cellula: lasciano entrare le cose buone, come vitamine e minerali, e tengono fuori quelle cattive, come tossine e prodotti di scarto.
Per svolgere correttamente il proprio lavoro, le membrane cellulari devono essere costruite correttamente. Ciò significa che devono avere una composizione sana di grassi e che questi grassi devono essere intatti e non danneggiati.
Quando i grassi nelle cellule si ossidano, si può innescare una reazione a catena che provoca il danneggiamento di altre molecole biologiche, tra cui il DNA e le proteine.
Il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e altri disturbi neurologici e neurodegenerativi hanno tra le loro caratteristiche l’accumulo di proteine anomale e malfunzionanti nel cervello. Queste proteine disfunzionali potrebbero non essere le cause primarie di queste condizioni, ma quando si accumulano e raggiungono livelli tossici all’interno e all’esterno delle cellule, certamente peggiorano il processo.
Come se non bastasse, la reazione a catena distruttiva dell’ossidazione e dei danni non rimane localizzata a una sola cellula.
La maggior parte delle cellule è abbastanza vicina l’una all’altra, così le molecole che causano l’ossidazione dei radicali liberi possono saltare da una cellula a un’altra, e un’altra ancora, continuando a diffondersi come tessere del domino, finché non raggiungono un’area in cui si imbattono in antiossidanti che possano neutralizzarli.
Poiché le membrane cellulari, in particolare quelle del cervello e del sistema nervoso centrale, sono ricche di grassi polinsaturi, il corpo sembra interpretare l’ossidazione di questi grassi come un segnale di danno, e quindi cerca di organizzare una risposta per riparare il danno cellulare. I grassi danneggiati sono come l’allarme che scatta in una caserma dei pompieri, e che dice ai pompieri di indossare l’equipaggiamento e correre al camion.
Il DHA (acido docosaesaenoico), il principale grasso omega-3 presente nel cervello, sembra essere “il canarino nella miniera di carbone” in termini di allarme ossidazione, cioè l’elemento chiave che può evidenziare un danno cellulare.
Se una cellula è stata danneggiata a tal punto che è più sicuro sacrificarsi piuttosto che “infettare” le cellule vicine, commette un suicidio cellulare, un processo chiamato apoptosi.
Ma se la membrana di una cellula non contiene abbastanza DHA, i campanelli d’allarme potrebbero non scattare mai, lasciando che la cellula danneggiata disperda altre molecole tossiche nel suo ambiente, danneggiando le cellule vicine.
Molti degli studi che hanno concluso che i grassi omega-3 non hanno alcun effetto benefico sui processi patologici hanno ignorato il ruolo dell’eccesso di omega-6 nella dieta dei soggetti. Non è che gli omega-3 “non facciano nulla”, è che è quasi impossibile per loro fare la differenza rispetto alla sovrabbondanza di omega-6 contro cui devono lottare. Sarebbe come se i vigili del fuoco cercassero di spegnere un enorme incendio usando delle tazzine di caffè.
A questo punto è importante capire l’urgenza di eliminare gli oli vegetali dalla propria dieta. Di seguito, ti elenco sette motivi per cui abbandonare questi oli potrebbe essere una delle scelte più importanti per la tua salute.
QUALI SONO LE SETTE RAGIONI PER CUI È INDISPENSABILE ELIMINARLI?
1. Gli oli di semi sono contro natura
Gli oli di semi sono una creazione moderna, introdotti nella nostra dieta solo 120 anni fa e originariamente inventati per scopi industriali, come lubrificare le macchine. I nostri antenati avrebbero dovuto mangiare migliaia di semi per ottenere l’equivalente di pochi cucchiai di olio, una quantità oggi facilmente accessibile grazie ai processi industriali.
Gli oli di semi più comuni includono olio di soia, mais, girasole, cartamo, colza, arachidi, olio di crusca di riso, olio di semi d’uva e olio di cotone…. Tuttavia, tutti questi oli sono prodotti industrialmente e altamente processati, rendendoli inadatti al consumo umano.
Persino quelli non processati portano rischi e conseguenze nocive: irrancidimento, presenza eccessiva di omega-6, e antinutrienti come fitati, lectine e ossalati, che interferiscono con l’assorbimento di minerali essenziali, oltre alla possibile presenza di residui di pesticidi e tossine accumulate durante la coltivazione e la produzione.
2. Gli oli di semi sono ovunque
Oggi, gli oli di semi sono così diffusi che è difficile evitarli. Da quando sono comparsi sulla scena, gli oli di semi si sono diffusi con la stessa velocità di un’erbaccia. Per contestualizzare, dal 1909 al 1999 il consumo di olio di soia è aumentato di 1000 volte.
Quando si dice che sono dappertutto, lo si intende davvero.
Praticamente ogni ristorante utilizza oli di semi per cucinare, e la maggior parte degli alimenti trasformati ne contiene quantità significative. Ognuno di noi, in media, consuma tra i 5 e i 10 cucchiai di oli di semi ogni giorno, spesso senza rendersene conto.
3. Gli oli di semi restano nel corpo per anni
È importante capire che, una volta introdotti, gli oli di semi rimangono nel corpo per anni.
Essi contengono quantità innaturalmente elevate di acidi grassi polinsaturi omega-6, principalmente sotto forma di acido linoleico. Mentre un rapporto equilibrato tra omega-6 e omega-3 dovrebbe essere di circa 1:1, oggi si aggira intorno a 20:1. Non va bene.
Il nostro corpo non è equipaggiato per processare in modo efficiente livelli così elevati di grassi omega-6. Vengono immagazzinati nel nostro tessuto adiposo, dove impiegano molti anni per essere scomposti.
4. Gli oli di semi sono altamente instabili
Gli oli di semi sono altamente instabili, poiché gli acidi grassi polinsaturi omega-6 contenuti si degradano facilmente, soprattutto se riscaldati; e come vengono usati solitamente? Per friggere!
Questo processo porta alla formazione di composti tossici chiamati oxlam (prodotti di ossidazione dell’acido linoleico), che causano danni a livello cellulare, compromettendo i mitocondri e favorendo disfunzioni metaboliche.
5. Gli oli di semi sono collegati a tutte le malattie croniche
Il danno cellulare causato dagli oxlam è strettamente associato a molte malattie croniche. Attualmente i dati migliori si trovano negli animali, perché possiamo misurare gli effetti per tutta la loro vita. Ad esempio, uno studio del 2020 ha dimostrato che l’alimentazione di topi con olio di soia non solo porta all’obesità, ma alterano anche la regolazione genica, con potenziali effetti su ansia, depressione e malattie neurologiche come l’autismo e la demenza.
L’autore dello studio ha concluso così:
“Se c’è un messaggio che voglio che le persone portino a casa è questo: ridurre il consumo di olio di soia“.
C’è stato anche uno studio in cui è stato necessario un alto contenuto di grassi omega-6 per indurre la crescita tumorale nei ratti. Esistono anche molti studi di più breve durata sull’uomo che collegano l’aumento del consumo di olio di semi a malattie croniche come il cancro, le malattie cardiache e le malattie autoimmuni. Ci sono molti documenti che dimostrano che gli oli di semi “friggono” il cervello e possono portare a disturbi dell’umore, declino cognitivo e demenza. Impressionante.
6. Gli oli di semi contengono additivi e sottoprodotti tossici
Poiché gli oli di semi sono così instabili, durante la produzione devono essere aggiunte sostanze chimiche nocive per prevenire l’ossidazione e l’irrancidimento,
Alcuni degli additivi più comuni sono il BHA, il BHT e il TBHQ, che hanno dimostrato di essere cancerogeni.
E quando gli oli di semi vengono riscaldati (il più delle volte), rilasciano aldeidi tossiche in concentrazioni così elevate da superare di 100-200 volte il limite giornaliero di sicurezza stabiliti dall’OMS.
7. Gli oli di semi stimolano la voglia di cibo spazzatura
Un altro effetto collaterale degli oli di semi è il loro impatto sui recettori della sazietà nel cervello. Questi oli aumentano la produzione di endocannabinoidi, in particolare 2-AG e anandamide, composti che agiscono in modo simile alla cannabis, stimolando il desiderio di cibo.
Questo crea un circolo vizioso: più si consumano alimenti ricchi di oli di semi, più si desiderano.
Come eliminare gli oli di semi dalla dieta
Se abbandonare gli oli di semi può sembrare difficile, i benefici per la salute rendono questo sforzo più che giustificato. Ecco quattro passi per iniziare:
- Elimina gli oli di semi da casa: butta via tutti gli oli di semi e sostituiscili con alternative più salutari come ghee, burro vero e sego.
- Non acquistarli: evita alimenti trasformati, leggi le etichette e acquista solo alimenti con un solo ingrediente, come carne, uova, verdure e frutta locale.
- Attenzione a maiale e pollo: evita di mangiare animali allevati con cereali e oli di semi. A meno che non siano allo stato un po’ più brado. Questi animali immagazzinano l’acido linoleico nel loro grasso e ce lo trasmettono. Poiché sono animali monogastrici, cioè hanno un solo stomaco, dove avviene la digestione. Pertanto, come gli esseri umani, non sono in grado di convertire i PUFA (come l’acido linoleico) in eccesso in grassi saturi salutari. Questo danno porta all’infiammazione e agisce in gran parte come radice di quasi tutte le malattie croniche di cui soffriamo. Scegli carne di ruminanti come manzo e agnello, che gestiscono meglio i grassi rispetto a polli e maiali.
- Evita gli oli di semi nei ristoranti: mangiare fuori può essere difficile, poiché molti ristoranti utilizzano oli di semi. Se mangi fuori casa, le migliori possibilità di evitare gli oli di semi sono nei ristoranti di fascia medio-alta, perché è più probabile che preparino il piatto su ordinazione e che accettino le richieste. Oppure chiedi che i tuoi piatti vengano preparati alla piastra, al vapore, alla griglia, e poi li condisci al tavolo.
- Scegli grassi sani per cucina e condimenti: sego, burro, ghee e strutto non solo sono più adatti alla cottura ad alte temperature, ma contengono anche nutrienti importanti. Quando cucini, opta per grassi che il nostro corpo è abituato a metabolizzare da millenni, evitando i grassi altamente processati.
Fast food e ingredienti nascosti
Un altro aspetto della nostra dieta moderna che contribuisce alla cattiva salute è il consumo di fast food, ricco di ingredienti ultra-processati e, naturalmente, oli di semi. Prendiamo, ad esempio, il celebre big mac di Mcdonald’s: quello che sembra un semplice hamburger è in realtà un mix di oltre 50 ingredienti, molti dei quali difficilmente riconoscibili. Da oli di soia a sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, ogni singolo componente è un concentrato di chimica alimentare.
Certo, ciò che vendono può avere un ottimo sapore sul momento, è economico e conveniente… ma non è vero cibo. E sappiamo che non ci stiamo facendo alcun favore mangiandolo.
Oltre agli oli di semi e ad altri ingredienti discutibili, i sapori salati, croccanti, grassi e dolci di questi prodotti dirottano i recettori della dopamina nel nostro cervello, creando uno “sballo alimentare”…
E poi scendiamo giù in picchiata dallo “sballo”, desiderandone ancora.
È un circolo vizioso simile a quello che si verifica con molte droghe che creano dipendenza.
La qualità del cibo che mangiamo determina la qualità della nostra salute e della nostra vita.
E quando si scelgono alimenti veri, senza altri ingredienti, piuttosto che alimenti trasformati con ingredienti irriconoscibili, ci si sente meglio.
Sappiamo che cambiare è difficile, ma con il tempo la dieta diventa più facile. Quando si scelgono alimenti sani che sono anche incredibilmente gustosi, è facile continuare…
E poiché ci si sente molto meglio, si smette di desiderare di mangiare al fast food.
Forse è vero che bisogna sacrificare la comodità e cambiare alcune abitudini.
Ma le seccature della preparazione del proprio cibo batteranno SEMPRE le seccature causate dalla cattiva salute, che si tratti di stanchezza, diabete, obesità, dolori articolari, nebbia cerebrale, eccetera..
E se la si guarda in questo modo, non vi è nessun motivo per non prepararsi il proprio cibo.
Inoltre, c’è qualcosa di più veloce che una bistecca sulla griglia? È un alimento nutriente e può essere il fast food per eccellenza:
- 5 minuti per cucinare
- 5 stelle per il valore nutritivo
- 5 stelle per il gusto.
Dovrai impegnarti, ma ne vale la pena
Dovrai preparare il più possibile il tuo cibo, e questa è la parte dell’eliminazione dell’olio di semi che può richiedere il più grande cambiamento di abitudini per molte persone.
Può significare rifiutarsi di mangiare alla partita di pallone o dover insistere nel portare il proprio cibo in aereo, ed essere quella persona che chiede al cameriere con quale olio cucinano.
Ma se questo significa recuperare la propria salute, è il minimo che bisogna fare.
Se immaginassimo un mondo senza oli di semi, ci sarebbero molte più persone sane, meno casi di diabete e insulino-resistenza o malattie metaboliche, così come patologie legate al decadimento cognitivo.. Il tasso di malattie croniche sarebbe una frazione dei livelli attuali. Vivremmo più a lungo, più sani e più felici.
Qual è il messaggio da cogliere?
Nel campo della salute e della nutrizione, la carne, i carboidrati e gli zuccheri sono oggetto di grande attenzione da parte dell’opinione pubblica. Ma gli oli di semi sembrano avere un via libera preferenziale.
I consigli sanitari tradizionali continuano a raccomandarli come alternativa “sana per il cuore” ai grassi animali sani. E ci sono diete interamente basate sulla premessa di eliminare la carne, gli zuccheri o i carboidrati, ma pochissime si concentrano sull’eliminazione degli oli di semi.
Ma non per quanto mi riguarda. Perché in Chetogenica Bioenergetica, sostengo una dieta animal-based che elimini queste sostanze pericolose. E a mio avviso, l’eliminazione degli oli di semi è una delle leve più importanti per migliorare radicalmente la propria salute.
In conclusione
Gli oli di semi sono ampiamente diffusi ma profondamente dannosi. Nonostante vengano spesso promossi come salutari, la scienza mostra chiaramente il contrario.
Per migliorare radicalmente la salute, ridurre o eliminare il consumo di questi oli dovrebbe diventare una priorità. Sebbene il cambiamento richieda un po’ di impegno, i benefici saranno evidenti sia nel breve che nel lungo termine.
Abbandonare gli oli di semi e tornare a una dieta basata su alimenti veri e non processati è uno dei passi più importanti verso una salute migliore. Scegliere consapevolmente cosa mangiare è la chiave per evitare malattie croniche e migliorare la qualità della vita.