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Antiossidanti è la parola più usata nel campo della salute e del benessere ultimamente. Ma cosa si cela dietro il mito degli antiossidanti? Cosa vuole dire ossidazione? Gli antiossidanti proteggono il nostro cervello? E’ sensato affidarsi agli antiossidanti o può l’alimentazione, fungere da primo integratore antiossidante?
Sicuramente il marketing ha imparato a cavalcare l’onda dei bisogni collettivi.
Dappertutto troviamo pubblicità che inneggiano alle virtù di un succo o di un estratto di frutta esotica che possiede il più alto contenuto di antiossidanti sulla faccia della terra.
Ma qual è il vantaggio collegato all’assunzione di un antiossidante?
GLI ANTIOSSIDANTI PER COMBATTERE I RADICALI LIBERI
I radicali liberi (ROS) sono molecole “di scarto” prodotte dal normale metabolismo cellulare, che utilizzano l’ossigeno e hanno la caratteristica di essere particolarmente “reattive” e altamente instabili.
Esse cercano costantemente di ritornare allo stato di equilibrio sottraendo ad altre cellule l’elettrone necessario per pareggiare la propria carica elettromagnetica.
Questo meccanismo dà origine ad ulteriori nuove molecole instabili, innescando una reazione a catena che, se non mantenuta entro valori “fisiologici”, può danneggiare le strutture cellulari.
Queste molecole, se presenti in eccesso, possono diventare pericolose proprio in virtù della loro capacità ossidante, che le porta ad attaccare altre molecole dell’organismo (DNA, proteine, lipidi), danneggiandole.
Questo è ciò che definiamo “stress ossidativo”, un fattore di rischio per la salute perché accelera il fisiologico invecchiamento cellulare e favorisce una serie di patologie infiammatorie o degenerative, come ipertensione, malattia di Alzheimer, diabete, obesità, tumori.
Molti radicali, se presenti in quantità eccessiva, diventano tossici per l’organismo e causano l’invecchiamento e la morte della cellula.
Non bisogna dimenticare però che la produzione di radicali liberi è un meccanismo fisiologico importante e necessario, perché essi svolgono un ruolo importante sia nella regolazione dell’espressione genica che nella comunicazione intra-cellulare.
I ROS, inoltre, sono importanti anche per le difese dell’organismo, che li utilizza per combattere agenti patogeni come batteri e virus e per stimolare le funzioni immunitarie.
Quindi ancora una volta, è l’equilibrio naturale a vincere: abbiamo bisogno dei radicali, ma dobbiamo gestirli e governarli.
COSA SIGNIFICA OSSIDAZIONE
Hai presente una mela? La sbucci e dopo poco diventa subito marrone. Ecco in sintesi “l’ossidazione”.
L’ossidazione si verifica quando proliferano i radicali liberi, le molecole che hanno perduto un elettrone.
Di norma, gli elettroni si trovano in coppie, ma fattori come stress, inquinamento, sostanze chimiche, elementi tossici nell’alimentazione, luce solare ultravioletta e comuni attività fisiche possono “liberare” un elettrone da una molecola.
Quest’ultima, di conseguenza, perderà le sue “buone maniere” e comincerà a tentare di sottrarre elettroni ad altre molecole. Tale disturbo è il processo di ossidazione, una catena di eventi che produce altri radicali liberi e provoca infiammazione.
Poiché i tessuti ossidati e le cellule ossidate non funzionano in modo normale, questo processo può rendere vulnerabili a molteplici problemi di salute. Ciò contribuisce a spiegare perché le persone con elevati livelli di ossidazione, hanno elevati livelli di infiammazione, una sorta di “arrugginimento” biologico.
Questa graduale corrosione si verifica su tutti i tessuti, e fa parte della vita.
Avviene ovunque in natura, anche quando i nostri corpi trasformano le calorie del cibo e l’ossigeno dell’aria in energia utilizzabile. Tuttavia, essa può diventare dannosa quando inizia a dilagare, o quando il corpo non riesce a tenerla sotto un salutare controllo.
COME SI PRODUCONO I ROS?
I radicali liberi vengono prodotti a causa di diversi fattori endogeni ed esogeni:
- La produzione di energia
- Il metabolismo degli acidi grassi
- La febbre, il raffreddore, le infiammazioni. L’organismo produce globuli bianchi i quali per distruggere virus, batteri e cellule morte producono RADICALI LIBERI. I radicali liberi prodotti dai globuli bianchi oltre a far male ai VIRUS e batteri, danneggia anche i nostri tessuti. Quindi ammalarsi frequentemente, subire spesso traumi, lesioni, ustioni, contribuisce ad accelerare il processo di invecchiamento.
- Inquinamento atmosferico ambientale
- Assunzione di droghe, alcol, farmaci
- Fumo
- Esposizione a raggi UV, radiazioni, prodotti chimici o metalli pesanti, che possono indurre modificazioni nella sequenza del DNA con effetti mutageni sulle cellule.
- Cibi fritti e oli rancidi. Il processo di frittura sviluppa ROS. Ecco perché è sconsigliabile mangiare troppr fritture. Anche i grassi e gli oli guasti con un sapore rancido vanno evitati perché ricchi di perossidi che sono dei radicali liberi, che invecchiano le nostre cellule ed i nostri vasi sanguigni. Attenti anche alle noci, nocciole, pistacchi, arachidi e frutta oleosa in genere scaduti e dal gusto rancido, anch’essi possono essere fonte di ROS.
- Attività fisica a livello estremo: un’attività fisica troppo intensa o allenamenti prolungati sottopongono il fisico ad un elevato stress metabolico, determinando una produzione eccessiva di radicali liberi che l’organismo non è in grado di smaltire. Un’altra fonte importante è l’esercizio fisico, che produce radicali liberi in relazione all’attività muscolare.
- Stress psico-fisico prolungato. Lo stress psico-fisico e disordini alimentari sia quantitativi che qualitativi sono motivo di esasperata attività mitocondriale e quindi fonte di ROS oltre che motivo di alterato metabolismo.
- Modalità di cottura. La cottura alla brace, così come tutte le cotture a temperature molto elevate, determina la formazione di benzopirene, un idrocarburo nocivo per la salute.
LA NOSTRA DIFESA: I MITOCONDRI
Il nostro organismo possiede una vera e propria “centrale elettrica” per la respirazione cellulare, e questa è data dai mitocondri.
Sono organelli cellulari e rappresentano la centrale energetica della cellula.
Al loro interno avviene la respirazione cellulare, con cui sono in grado di produrre grandi quantità di energia sotto forma di molecole di Adenosina Trifosfato (ATP).
Il fatto curioso è che i meccanismi dei mitocondri, fondamentali per la produzione di energia, sono però anche i principali produttori di ROS.
Nel momento in cui il nostro organismo non riesce più a controllare la produzione di ROS, questi ultimi hanno la meglio sui mitocondri, diventandone antagonisti. Rubando loro l’ossigeno necessario alla sopravvivenza e al bilanciamento degli elettroni.. così nasce l’ossidazione o invecchiamento cellulare.
QUAL E’ IL RUOLO DEGLI ANTIOSSIDANTI?
Sappiamo che gli antiossidanti aiutano a controllare i pericolosi radicali liberi.
Il nostro corpo e il nostro cervello ne generano quantità spaventose, ma mentre il nostro organismo è in grado di produrre antiossidanti da sé, Il nostro cervello manca del livello di protezione antiossidante possibile in altre parti del corpo.
Dunque, mangiando bacche esotiche o assumendo vitamine, centriamo l’obiettivo di avere la meglio sui radicali liberi?
Nel 1956, quando il dott. Denham Harman dimostrò che i radicali liberi sono “neutralizzati” dagli antiossidanti, nacque un’intera industria intorno al business degli antiossidanti.
Egli raffinò le sue teorie nel 1972, quando constatò che i mitocondri, la vera fonte dei radicali liberi, sono i primi a rischiare di esserne danneggiati, e che, quando la funzione mitocondriale è compromessa, il risultato è l’invecchiamento.
La comprensione dei pericolosi effetti dei radicali liberi, soprattutto in rapporto al cervello, ha incoraggiato gli scienziati a cercare antiossidanti migliori per fornire al cervello una misura di protezione non solo al fine di prevenire disturbi, ma anche di incrementare la funzione celebrale.
Venne presto dimostrato che la funzione cognitiva comincia il suo declino assai presto, molto prima della diagnosi di un disturbo cerebrale.
Di conseguenza, per neutralizzare malattie degenerative, come il morbo di Alzheimer, gli antiossidanti divengono fondamentali in prevenzione, per rafforzare i meccanismi di difesa contro l’ossidazione.
In parole povere: dobbiamo stimolare la difesa naturale del nostro corpo contro i radicali liberi molto prima del manifestarsi di segnali e sintomi del deterioramento cognitivo. E l’uso degli antiossidanti sembra un’ottima arma di difesa.
HA DUNQUE SENSO FARE IL PIENO DI ANTIOSSIDANTI?
Vale la pena, a tal proposito, approfondire il ruolo dei fornitori di energia delle nostre cellule: i mitocondri. Nel normale processo di produzione dell’energia, ogni mitocondrio produce ogni giorno centinaia, addirittura migliaia, molecole di radicali liberi.
Moltiplicate per i dieci milioni di miliardi di mitocondri che ognuno di noi possiede, il numero di radicali liberi (ROS) diventa esorbitante.
Viene quindi normale chiedersi se una capsula di vitamina E, o una compressa di vitamina C, siano sufficienti di fronte a questo violento attacco di radicali liberi.
Ad esempio, la vitamina C in pratica ogni volta che incontra un radicale libero “si sacrifica, e quindi si ossida. Allora viene da chiedersi: quanta ne è necessaria per neutralizzare l’incalcolabile numero di radicali liberi generato dal corpo di giorno in giorno?
Per fortuna, l’organismo umano ha sviluppato i propri meccanismi biochimici di difesa, producendo altri antiossidanti durante i periodi di elevato stress ossidativo.
Anche se non sono del tutto dipendenti da fonti alimentari esterne di antiossidanti, le nostre cellule hanno la capacità innata di generare enzimi antiossidanti quando serve.
Elevati livelli di radicali liberi attivano una particolare proteina nel nucleo, denominata Nrf2, che apre la porta alla produzione di un’ampia gamma di importanti antiossidanti del nostro corpo, e di enzimi detossificanti.
Siccome, una volta ridotta ossidazione si attenua anche l’infiammazione, (che in un circolo virtuoso fa diminuire l’ossidazione), possiamo dire che gli antiossidanti sono importanti proprio per questo motivo.
Nella storia umana, alimenti ricchi di antiossidanti come piante, bacche e frutta a guscio hanno sempre fatto parte della nostra alimentazione, ma oggi l’industria alimentare esclude dalle nostre diete molti nutrienti indispensabili per una salute e per un metabolismo energetico ottimale.
La letteratura medica già più di duemila anni fa parla di riduzione dell’infiammazione attraverso sostanze naturali come la curcuma e le bacche, ma è solo nel decennio scorso che si è iniziata a comprendere questa intricata ed eloquente biochimica.
È tutto oro ciò che luccica?
Sono molti ad essere convinti che basti introdurre compresse e perle antiossidanti nel corpo perchè questo stia bello in salute. Questo perchè non conoscono il reale meccanismo attraverso il quale si esplica la loro azione.
Per capire bene perchè i polifenoli, il picnogenolo, i flavonoidi e altri antiossidanti vegetali, esercitano il loro effetto, è interessante capirne la dinamica biochimica. In effetti non è l’attività diretta di queste sostanze a fornire lo strumento per l’azione antiossidante.
In realtà queste sostanze vegetali sono le armi di difesa della pianta, sono degli antibiotici, la pianta li utilizza per difendersi.
Inserite nell’organismo umano, mettono in moto i sistemi di difesa e di anti-ossidazione del nostro organismo, il quale si attiva per reagire all’attività dei polifenoli & Company, producendo esso stesso molecole che contrastano l’ossidazione che gli antiossidanti vegetali introdotti procovano.
Questo dimostra che non sono gli antiossidanti una strategia tout-court contro l’invecchiamento cellulare, bensì un lavoro su più fronti, in primis quello alimentare, che operi in sinergia e permetta al corpo di mantenere le condizioni e l’equilibrio necessari per fare restare giovani le nostre cellule.. in un mondo perfetto sarebbe bellissimo che di antiossidanti non ce ne fosse bisogno, e che già solo con la dieta, riuscissimo ad ottenere il nutrimento necessario per le nostre cellule, in modo da restare il più longevi e sani possibile.
RADICALI LIBERI E GLUTINE
Il nostro corpo produce tossine al proprio interno durante i normali processi del metabolismo, così come avviene in natura per piante e animali. Di contro possediamo molti “geni della detossificazione”, che sono al nostro servizio da molto, molto tempo.
Diversi studi hanno dimostrato che la sensibilità al glutine, finanche la celiachia, riducono la capacità del corpo di produrre sostanze antiossidanti.
Questi studi dimostrano che i soggetti celiaci presentano un notevole incremento della produzione di radicali liberi e conseguenti danni a grassi, proteine e perfino DNA.
In particolare, risultano ridotti nel sangue livelli di glutatione (un importante antiossidante nel cervello), di vitamina E, di retinolo e di vitamina C: tutti elementi di fondamentale importanza per tenere sotto controllo i radicali liberi.
È come se la presenza di glutine impedisse al sistema immunitario di sostenere appieno le difese naturali del corpo.
La ricerca ha dimostrato anche che la reazione del sistema immunitario al glutine porta all’attivazione di molecole segnale che in sostanza provocano infiammazione e stimolano un enzima, che aumenta la produzione di sostanze chimiche infiammatorie.
OSSIDAZIONE E GLICAZIONE
La glicazione è quella reazione tramite la quale, le molecole di zucchero si legano alle proteine.
Questo legame crea le glico-proteine, che si trasformano in continuazione fino a dare origine a prodotti di scarto definiti AGE (Advanced Glycation End-products). Gli AGE accumulandosi nel tempo, vanno ad alterare la struttura delle proteine, tra cui collagene ed elastina, le due più importanti proteine della pelle. Le rendono più rigide, inibiscono la loro elasticità, provocando invecchiamento cutaneo e accentuando rughe e segni cutanei.
Per vedere gli AGE in azione basta osservare una persona che sta invecchiando in modo precoce, qualcuno con molte rughe, tendenza a incurvarsi, alterazioni della pigmentazione della pelle e perdita di radiosità in rapporto all’età.
Ciò che si osserva è l’effetto fisico del legame tra proteine e zuccheri traditori, il che spiega perché gli AGE sono ormai considerati fattori chiave nell’invecchiamento della pelle.
Oppure basta dare un’occhiata a un fumatore incallito: l’ingiallimento della pelle è un altro segno caratteristico della glicazione.
Nella pelle dei fumatori sono presenti meno antiossidanti e il fumo stesso contribuisce ad aumentare il processo di ossidazione.
Costoro non possono combattere i sottoprodotti di processi normali come la glicazione, perché il potenziale antiossidante del loro organismo è molto indebolito e in pratica sopraffatto.
Per la maggior parte di noi, i segni esterni della glicazione si manifestano tra i trenta e i quarant’anni, quando abbiamo accumulato sufficienti alterazioni ormonali e stress ossidativi ambientali, inclusi i danni provocati dal sole.
LA GLICAZIONE SI PUÒ EVITARE?
La glicazione è una realtà inevitabile, proprio come, in una certa misura, l’infiammazione e la produzione di radicali liberi.
L’obiettivo è senza dubbio limitare o rallentare il processo della glicazione. Ciò non può succedere se consumiamo una dieta ad alto contenuto di carboidrati, zuccheri in primis, che anzi accelera l’intero processo ( il fruttosio ad esempio decuplica la velocità di glicazione ).
La formazione smisurata degli AGE endogeni è quindi dovuta principalmente a un eccesso di glucosio libero nel circolo sanguigno.
Il legame tra stress ossidativo e zucchero non sarà mai ribadito a sufficienza. Quando le proteine sono glicate, la quantità di radicali liberi formati aumenta di cinquanta volte; la cellula smette di funzionare bene e alla fine muore. Ciò richiama la nostra attenzione sul forte nesso tra produzione di radicali liberi, stress ossidativo e declino cognitivo.
Una volta glicata, la proteina dà luogo a un drastico incremento nella produzione di radicali liberi. Questo porta alla distruzione di tessuti, danneggiando lipidi, altre proteine e perfino il DNA.
La glicazione delle proteine, fattore naturale del nostro metabolismo, quando è eccessiva si presentano molti problemi.
Livelli elevati di glicazione sono stati associati non solo con il declino cognitivo, ma anche con malattie ai reni, diabete, malattie vascolari e, come accennato, con l’invecchiamento.
Sappiamo che esiste un collegamento diretto tra stress ossidativo e degenerazione del cervello.
Gli studi mostrano che i danni da radicali liberi a lipidi, proteine, DNA e RNA si verificano agli inizi del cammino verso il deterioramento cognitivo e molto prima dei segni di gravi disturbi neurologici come il morbo di Alzheimer, di Parkinson e di Gehrig.
Purtroppo, quando viene effettuata una diagnosi, il danno è già fatto. Quindi, per ridurre lo stress ossidativo e l’azione dei radicali liberi che danneggiano il cervello occorre ridurre la glicazione delle proteine. Vale a dire, diminuire la disponibilità di zucchero. Molto semplice.
IL DIGIUNO E LA CHETOSI COMBATTONO L’INVECCHIAMENTO
Oggigiorno consumiamo in media 500 calorie al giorno in più rispetto al 1970.
E riteniamo normale un consumo delle calorie che si aggiri intorno alle 2000 al giorno per le donne e alle 2500 per gli uomini, a fronte di un minore movimento e sforzo fisico.
A ciò si aggiunge che buona parte dell’aumento del nostro consumo di calorie è dovuto allo zucchero, con una tendenza ad un aumento del 25% proprio negli ultimi tre decenni.
L’eccesiva assunzione calorica e l’indiscriminato uso di zuccheri, favorisce l’invecchiamento cellulare.
Ridurre l’apporto calorico anche solo concentrandosi sulla riduzione del consumo di zucchero potrebbe dunque essere di grande aiuto per perdere peso e ridurre il processo di invecchiamento cellulare.
La ricerca ha dimostrato che molti dei meccanismi genetici attivati dalla restrizione calorica e utili alla salute e al potenziamento del cervello sono innescati in modo analogo dal digiuno, anche per periodi di tempo piuttosto brevi.
Una buona attività antiossidante può essere attivata ad esempio, interrompendo il normale regime alimentare con periodi di digiuno, o alternando il digiuno intermittente, un’ottima pratica sana e facilmente praticabile da tutti.
Ciò contrasta con l’opinione diffusa in base alla quale digiunare rallenta il metabolismo e costringe il corpo a conservare il grasso in uno stato cosiddetto da fame.
Al contrario, digiunare procura al corpo benefici che possono accelerare e aumentare la perdita di peso, la salute cerebrale e il ringiovanimento cellulare.
Non solo digiunare attiva il meccanismo genetico per la produzione di BDNF ( una proteina del sistema nervoso essenziale per lo sviluppo e la sopravvivenza neuronale, la plasticità sinaptica e la funzione cognitiva) , ma alimenta anche la via della Nrf2, che migliora la detossificazione, riduce l’infiammazione e aumenta la produzione di antiossidanti a difesa del cervello. Digiunare fa sì che il cervello passi dall’utilizzo del glucosio come carburante a quello dei chetoni prodotti nel fegato.
Quando il cervello metabolizza i chetoni come carburante, aumenta la produzione di energia e consente al cervello di funzionare meglio ed essere più lucido.
Il digiuno nei percorsi di ricerca spirituale è una parte integrante della storia delle religioni. Le principali promuovono il digiuno come qualcosa di più di un atto cerimoniale. Digiunare è sempre stato una parte fondamentale della pratica spirituale, per elevare consapevolezza, comunicazione divina e centratura mentale.
LA DIETA CHETOGENICA E’ UN PERFETTO ANTIAGE
Ma per capire perché la dieta chetogenica sia utile contro l’ossidazione e l’invecchiamento cellulare, approfondiamo il lavoro dei due carburanti fondamentali: lo zucchero e i grassi.
Il nostro corpo, per produrre l’energia necessaria per vivere, può utilizzare come carburante gli uni o gli altri.
Gli zuccheri però sono un tipo di carburante che produce molte più scorie e quindi provoca un alto livello di infiammazione e l’invecchiamento precoce di tutto l’organismo.
Ma se gli zuccheri sono un carburante così dannoso, perché il nostro corpo ha la facoltà di utilizzarli come risorsa energetica?
Iniziamo con il pensare agli zuccheri come un carburante di riserva da utilizzare solo in particolari situazioni. Questa è una eredità genetica che abbiamo nel DNA dalla notte dei tempi.
Il nostro corpo era stato programmato per consumare immediatamente gli zuccheri in caso di emergenza (una fuga da un pericolo imminente, ad esempio).
Non per immagazzinarli come siamo costretti a fare al giorno d’oggi, perché il corpo è in grado di immagazzinare solo una piccola quantità di zuccheri, più o meno quelli necessari per svolgere un’attività fisica intensa per 90 minuti.
Se questi non vengono consumati immediatamente finiscono per alzare troppo la glicemia con conseguenze che possono essere pericolosi.
Questo fa sì che gli zuccheri siano il carburante utile da consumare in situazioni particolari e di “emergenza”, ad esempio quando è necessario fare uno sforzo fisico breve ma molto intenso.
MA CARBURARE A ZUCCHERI NON È UN VANTAGGIO
Il grosso svantaggio è che se si funziona bruciando zuccheri, una volta esaurita la piccola riserva, deve essere ripristinata mangiando altri zuccheri e così via, dando vita a un processo infiammatorio complesso che coinvolge l’intero organismo e lo sottopone a stress ossidativo continuo.
L’invecchiamento parte dall’interno ed è visibile anche all’esterno, sulla pelle, i capelli, la rigidità muscolare, la postura e l’atteggiamento. Il corpo di un bruciatore di zuccheri ha scritto “infiammazione” sulla fronte e si presta ad invecchiare molto prima della sua età anagrafica.
Con la dieta chetogenica invece, arriviamo a bruciare un carburante molto più efficiente e costante, che non alza i livelli di glicemia e non sottopone il fisico a nessun tipo di stress.
Anzi nutre nel profondo la cellula, sostiene il lavoro dei mitocondri, ottimizza la salute di organi e annessi, portando le performance dell’organismo a un livello ottimale costante.
ELEMENTI IN COMUNE TRA DIGIUNO E DIETA CHETOGENICA
Quando si riduce in maniera sostanziale l’apporto di carboidrati e si ricavano più calorie dai grassi, i benefici per il corpo sono analoghi a quelli del digiuno, che stimola il cervello a ricorrere ai lipidi come carburante sotto forma di chetoni. I chetoni sono molecole che vengono utilizzati per produrre energia.
Se si consumano carboidrati, si stimola la produzione di insulina, che a sua volta favorisce la produzione e la ritenzione di grasso e una ridotta capacità di bruciarlo. Oltretutto, il consumo di carboidrati stimola un enzima chiamato lipasi, che favorisce l’ingresso dei lipidi nella cellula;
e l’insulina secreta peggiora la situazione attivando enzimi che bloccano questo grasso nelle cellule adipose.
Quando invece bruciamo grassi al posto dei carboidrati entriamo in uno stato di chetosi.
I nostri corpi sono attrezzati per questa attività fin dalla nostra comparsa sulla Terra.
Essere in un lieve stato di chetosi è perfino salutare. Capita quando ci alziamo al mattino, perché il fegato sta mobilitando il grasso corporeo da usare come carburante.
I chetoni, rispetto all’impiego glicemico, permettono a cuore e cervello di funzionare con un’efficienza superiore fino al 25%. Dei chetoni ne beneficiano le cellule cerebrali normali e sane che prosperano grazie a essi.
Di contro, molte cellule tumorali, invece, possono bruciare solo glucosio. Va da sé che eliminando i carboidrati e riducendo il glucosio, si apre la strada alla presenza di maggiori cellule sani e minori cellule malate nel nostro organismo.
DIETA CHETOGENICA E CHETONI ANTIOSSIDANTI
Sia il fegato che il cervello possono produrre chetoni. I chetoni prodotti dal fegato sono un ottimo carburante che si sostituisce egregiamente agli zuccheri, se permettiamo loro di farlo.
Quelli prodotti dal cervello hanno un profondo effetto neuro protettivo, riducono la formazione di radicali liberi, aumentano la biogenesi mitocondriale e stimolano la comparsa di importanti antiossidanti per il cervello. Inoltre, i chetoni bloccano la via apoptotica che altrimenti condurrebbe all’autodistruzione delle cellule cerebrali.
Nel corso dell’evoluzione, la capacità di usare chetoni come combustibile quando il glucosio nel sangue era esaurito e il glicogeno epatico non era più disponibile, divenne il solo modo per sopravvivere e continuare a cacciare e a raccogliere.
La chetosi si dimostrò fondamentale, poiché consentì all’uomo di tenere duro nei periodi di carestia. La chetosi prodotta attraverso la pratica della dieta chetogenica, combinata con il digiuno intermittente, stimola la cosiddetta autofagia cioè il processo che ci fa consumare e distruggere tutte le cellule vecchie ed usurate per impiazzarle con tessuti nuovi e sani.
Questo produce un sano ricambio cellulare, la distruzione delle cellule vecchie e la creazione di nuove cellule sane, oltre a un profondo detox che ci mantiene snelli, giovani e in salute.
LE COMBINAZIONI VINCENTI ANTIAGE
Arriviamo quindi a definire la combinazione vincente per mantenere un corpo attivo, giovane e sano: la presenza di giusti antiossidanti e un’alimentazione chetogenica media.
Molti studi hanno dimostrato che a livello generale, le migliori combinazioni di antiossidanti per l’organismo siano date da:
- Curcumina
- Glutatione
- Probiotici
- Vitamina D
- Vitamina C
- Coenzima Q10
- Collagene
- Ashwagandha
- Resveratrolo
- Selenio
- DHA.
DHA
IL DHA ( acido docosaesaenoico ) è un acido grasso omega 3 che rappresenta più del 90% dei grassio mega 3 nel cervello.
Il 50% del peso della membrana plasmatica di un neurone è composto da DHA, più di due terzi del peso a secco del cervello umano sono rappresentati da grasso e un quarto di quel grasso è DHA.
Dal punto di vista strutturale, il DHA è un importante mattone per le membrane che circondano le cellule cerebrali, in particolare per le sinapsi, fondamentali per un funzionamento efficiente del cervello.
Il DHA ha inoltre un importante ruolo nella regolazione dell’infiammazione.
Esso agisce poi come un guerriero quando entra in territorio ostile derivante da una dieta non appropriata. Può combattere l’infiammazione all’interno della mucosa intestinale di un soggetto sensibile al glutine, e può porre un freno agli effetti dannosi di una dieta ad alto contenuto di zuccheri, soprattutto di fruttosio, aiutando a prevenire eventuali disfunzioni metaboliche nel cervello conseguenti a un’alimentazione troppo ricca di carboidrati.
Come possiamo aumentare il nostro livello di DHA? Il corpo può produrne piccole quantità, e siamo in grado di sintetizzarlo da un comune grasso omega 3 contenuto negli alimenti, l’acido alfa linolenico.
È però difficile ottenere tutto il DHA di cui abbiamo bisogno dal cibo che consumiamo, e non possiamo neppure affidarci alla produzione naturale del nostro organismo.
Abbiamo bisogno di almeno 200-300 milligrammi al giorno, ma invece ne assumiamo circa il 25% della dose raccomandata, per cui un’integrazione di questo acido grasso è fondamentale.
Persino i bambini sono già carenti di questo importante acido grasso fin dalla tenera età.
Questo porta a disturbi quali difficoltà nella lettura, nell’apprendimento e nella memoria, nonché a problemi comportamentali, nei bambini in età scolare. Non ha alcuna importanza se il DHA che acquistate è derivato da olio di pesce oppure da alghe. Se siete vegetariani, optate per la varietà ricavata da alghe.
La più ricca fonte di DHA in natura è il latte materno. Questo spiega perché si continui a enfatizzare l’importanza dell’allattamento al seno per la salute del bambino.
GLUTATIONE
Il glutatione, considerato uno dei più importanti agenti detossificanti del cervello umano, è una sostanza chimica piuttosto semplice con un ruolo importante nella salute del cervello.
Innanzitutto, agisce come antiossidante, contribuendo non solo a proteggere la cellula dai danni dei radicali liberi, ma anche a proteggere i delicati e vitali mitocondri.
È un antiossidante talmente importante che spesso gli scienziati misurano i livelli del glutatione cellulare come indicatore generale della salute delle cellule.
Esso rappresenta inoltre un potente fattore nella chimica della detossificazione, poiché si lega a varie tossine per renderle meno nocive.
Conoscendo il suo ruolo fondamentale come antiossidante e come elemento chiave nella detossificazione, occorre fare tutto il possibile per mantenere e incrementare i livelli di glutatione.
RESVERATROLO
Il resveratrolo è un composto naturale presente nell’uva.
Non solo rallenta il processo dell’invecchiamento, migliora il flusso del sangue al cervello e promuove la salute del cuore, ma inibisce lo sviluppo delle cellule adipose. Per raccoglierne i benefici è necessario assumerne dosi elevate.
Poiché questa molecola protegge le cellule da numerose malattie, viene considerata un aiuto per il sistema immunitario e di difesa del corpo.
Questo integratore ha la capacità di attivare determinati geni, chiamati sirtuine, che influiscono sulla longevità.
Nel 2010, alcuni scienziatidella Northumbria University, nel Regno Unito,pubblicarono sull’«American Journal of ClinicalNutrition» questo studio che trattava proprio dei motivi per cui il resveratrolo può essere così efficace nell’ottimizzare la funzione cerebrale.
Essi spiegarono di avere somministrato resveratrolo a ventiquattro studenti e registrato marcati incrementi del flusso sanguigno nel cervello mentre eseguivano dei compiti mentali. Più i compiti erano difficili, maggiore era l’effetto del resveratrolo.
CURCUMA
Della famiglia dello zenzero, vanta proprietà antinfiammatorie e antiossidanti derivanti dal suo ingrediente attivo, la curcumina.
La curcumina è oggi al centro di approfondite indagini scientifiche in particolare per la sua relazione con il cervello.
Una delle armi segrete della curcumina è la sua capacità di attivare geni per produrre un’ampia gamma di antiossidanti utili a proteggere i nostri preziosi mitocondri. Inoltre, essa migliora il metabolismo del glucosio.
Nella medicina tradizionale cinese e in ayurvedica, è utilizzata da migliaia di anni. Ben nota per le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antimicotiche e antibatteriche, è stata soprattutto la sua capacità di incrementare il BDNF.
PROBIOTICI
Negli ultimi anni nuove e sensazionali ricerche hanno indicato che consumare alimenti ricchi di probiotici, può influire sul comportamento del cervello e contribuire ad alleviare stress, ansia e depressione.
I ceppi di “batteri buoni”, che vivono nel nostro intestino e aiutano la digestione e trasformazione, sono incrementati e nutriti dai probiotici.
Essi hanno un ruolo nella produzione, nell’assorbimento e nel trasporto di sostanze neurochimiche come serotonina, dopamina e fattore di crescita delle cellule nervose, che sono essenziali per la salute di nervi e cervello.
L’intestino è in effetti il nostro “secondo cervello”.
Vi è una intima e diretta via di comunicazione che collega il cervello e il sistema digestivo.
È una via a doppio senso, grazie alla quale il cervello riceve informazioni su ciò che accade nell’intestino e il sistema nervoso centrale spedisce a sua volta informazioni all’intestino per garantirne un funzionamento ottimale.
Tutto questo andirivieni di messaggi consente di controllare il comportamento alimentare e la digestione, e perfino di dormire bene la notte.
L’intestino trasmette anche segnali ormonali che comunicano al cervello sensazioni di pienezza, fame o anche dolore da infiammazione intestinale.
Nei disturbi e nelle malattie che interessano gli intestini, come la celiachia incontrollata, la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) o ilmorbo di Crohn, l’intestino può esercitare una forte influenza sul nostro benessere: come stiamo, la qualità del nostro sonno, il nostro livello energetico, l’entità del dolore che proviamo e perfino come pensiamo.
Questo sistema è così intricato e importante che la salute del nostro intestino potrebbe avere un peso assai maggiore di quanto abbiamo mai immaginato nella percezione della nostra salute nel suo complesso.
L’ideale è assumere i probiotici attraverso un integratore che offra una varietà di ceppi, compresi il lactobacillus acidophilus e il bifidobacterium, e contenga almeno dieci miliardi di batteri attivi per capsula.
VITAMINA D
Definirla una «vitamina» significa utilizzare una denominazione impropria, perché in realtà si tratta di un ormone steroideo liposolubile.
Benché venga per lo più associata, in senso stretto, alla salute delle ossa e ai livelli di calcio ha effetti di vasta portata sul corpo, ossa, muscoli, pelle, cuore, intestino, sistema nervoso, e perfino sulla sua sensibilità all’insulina.
Sappiamo che l’intero sistema nervoso centrale possiede dei recettori per la vitamina D ed è noto che essa partecipa alla regolazione degli enzimi nel cervello. Bassi livelli di vitamina D concorrono alla depressione e perfino alla stanchezza cronica.
Una quantità adeguata di vitamina D serve alle ghiandole surrenali per contribuire a regolare un enzima necessario per la produzione di dopamina, epinefrina e norepinefrina, importanti ormoni cerebrali che influiscono sull’umore, sul controllo dello stress e sull’energia.
È stato riscontrato che persone con forme di depressione da lieve a grave registrano cambiamenti e miglioramenti dell’umore anche solo grazie agli integratori.
Correggere livelli insufficienti di vitamina D può richiedere l’assunzione di integratori per diversi mesi, ma avrà significativi effetti positivi sull’intera chimica del corpo.
VITAMINA C
La vitamina C è una vitamina idrosolubile alla quale sono riconosciute numerose funzioni: facilita l’assorbimento del ferro e contribuisce alla protezione della cellule dallo stress ossidativo.
È necessaria all’organismo per sintetizzare il collagene, sostanza in grado di rinforzare ossa, cartilagini, muscoli e vasi sanguigni.
Inoltre partecipa alla sintesi della carnitina, molecola che permette l’utilizzo dei grassi come fonte di energia trasportandoli all’interno delle centrali energetiche della cellula (i mitocondri), e al metabolismo dell’aminoacido tirosina, e ha un’importante azione antiossidante.
Questa preziosa vitamina ha un ciclo di vita piuttosto breve nel nostro corpo, infatti deve essere integrata continuamente.
Può inoltre essere facilmente deteriorata sia dai trattamenti per la conservazione dei cibi, sia dalla cottura: il calore la danneggia, e può essere persa facilmente durante la bollitura in acqua. Può essere danneggiata anche dall’ossigeno, che la ossida velocemente.
Per mantenere attive le proprietà della vitamina C contenuta nei cibi occorre evitare una cottura prolungata ed è preferibile consumare frutta e verdura fresche, che vanno tenute al riparo da luce e calore, ma non congelate.
Il cibo non è l’unica fonte di vit C. In commercio esistono infatti diversi prodotti che promettono di fornire dosi significative di questo micronutrienti, come gli oli essenziali di limone e gli integratori a base di rosa canina.
In questi ultimi ai supposti benefici della vitamina C sono spesso affiancati quella dei bioflavonoidi.
COENZIMA Q 10
Il coenzima Q10 ( o VIT Q ), è un potente antiossidante che si trova in quasi tutte le cellule del corpo. E’ una sostanza vitamino-simile che svolge un ruolo importante come antiossidante e nella produzione di energia per le cellule. Per questo motivo è chiamato anche ubichinone (o ubiquinone). Il suo ruolo principale è quello di convertire il cibo in energia.
Esso si trova, in particolare, nelle membrane cellulari e nei mitocondri, organuli interni alle cellule, che sono quelle che potremmo definire le centrali energetiche cellulari.
Il coenzima Q10, Alcuni disturbi come spossatezza, fiato corto, problemi di mobilità e di equilibrio, dolore muscolare, debolezza e atrofia sono legati alla perdita di coQ10 nei muscoli e auna ridotta capacità di produrre energia. Una carenza di coQ10 è stata collegata anche a insufficienza cardiaca, ipertensione e morbo di Parkinson.
L’ubiquinone può essere introdotto anche con l’alimentazione. Le principali fonti alimentari di coenzima Q10 sono i pesci grassi (salmone, tonno), le carni di organi (fegato) e i cereali integrali.
Ne sono ricche anche sardine e sgombri, piante, come gli spinaci, il germe di grano, la frutta secca e gli oli vegetali.
SELENIO
Il selenio è un oligominerale dotato di attività antiossidante in sinergia con altre molecole. Svolge un ruolo fondamentale nel buon funzionamento della ghiandola tiroide.
In associazione con la vitamina E il selenio agisce come antiossidante ostacolando la formazione di radicali liberi.
Tra le altre funzioni, il selenio contribuisce alla protezione del sistema cardiovascolare, all’inibizione dell’anormale crescita cellulare, alla produzione di anticorpi e al rafforzamento delle difese immunitarie.
Disponibilità elevate si riscontrano in alimenti ricchi di selenio come cereali, formaggi, carne, pesce e frutti di mare. Un’ottima fonte di selenio sono le noci brasiliane: 3 al giorno sono sufficienti per mantenere attiva una buona dose di questo minerale.
Quantità variabili si trovano anche in altri cibi: nei legumi, nella frutta e nella verdura a seconda dei livelli di selenio contenuti nei terreni di coltivazione.
Carenze di selenio determinano l’insorgenza di problematiche legate all’invecchiamento come malattie cardiovascolari, minore resistenza alle infezioni, malattie cutanee, disturbi della vista.
COLLAGENE
Il collagene è noto per essere impiegato nella cosmesi contro le rughe e mantenere la pelle giovane ed elastica, ma pochi conoscono l’importanza del collagene per l’intero nostro organismo.
Il collagene è una proteina e rappresenta il 30% delle proteine totali del corpo e ben il 70% delle proteine che formano la pelle e dona tonicità, rende flessibili le articolazioni e solide le ossa.
É la principale proteina strutturale del tessuto connettivo del corpo e si trova nella pelle, capelli, unghie, tessuto muscolare, legamenti, tendini, cartilagini, ossa.
Inoltre ha un ruolo “stabilizzante” pur donando elasticità e flessibilità a tutto il corpo.
Noi esseri umani ne perdiamo quotidianamente attraverso capelli e desquamazione della pelle.
Con l’avanzare dell’età vi è poi una graduale riduzione della sintesi dei peptidi precursori del collagene.
Possiamo integrarlo attraverso il cibo, infatti è presente in tutti gli alimenti ricchi di aminoacidi, come le uova, il pesce e la carne, ottimo il brodo di ossa.
Ma un’integrazione diventa importante con l’aumento dell’età e per chi segue un regime vegetariano e vegano.
ASHWAGANDHA
La radice dell’Ashwagandha viene utilizzata per il suo effetto positivo sull’umore, la vitalità sessuale e il cervello. Nella medicina ayurvedica viene usata anche per le sue proprietà antinfiammatorie e la capacità di rivitalizzare il corpo e l’anima.
Contiene una sostanza chimica chiamata withaferin A che stimola i trasmettitori nel cervello, contribuisce a migliorare la lucidità mentale, la resistenza fisica, ed è in grado di ridurre la degenerazione delle cellule celebrali.
Consente al corpo di riservare e di sostenere l’energia vitale per tutto il giorno, promuovendo il sonno sano e ritemprante durante la notte.
Utilizzato sia dagli uomini sia dalle donne, mantiene un adeguato nutrimento dei tessuti, in particolare dei muscoli e delle ossa.
L’ashwaganda stimola il sistema immunitario e supporta le ghiandole surrenali, centro dell’energia primordiale, che regolano i livelli di zucchero nel sangue attraverso la produzione di ormoni.
Aiutando a tenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue, aumenta la sensibilità delle cellule muscolari all’insulina.
In uno studio di laboratorio, la pianta si è dimostrata in grado di inibire l’insulino-resistenza e l’infiammazione che essa crea all’interno dell’organismo.
La radice contiene composti che aumentano i livelli di tre enzimi antiossidanti naturali presenti nel corpo umano: superossido dismutase, catalasi e glutatione perossidasi. Queste sostanze agiscono come forti antinfiammatori e aiutano a ridurre lo stress.
Oltre ad essere un grosso aiuto per quanti devono fare i conti con stress cronico e ansia, l’ashwagandha può venire in aiuto di coloro che soffrono di depressione.