Il ruolo dell‘Oligoterapia e Oligoelementi in Naturopatia e Nutrizione

Il ruolo dell‘Oligoterapia e Oligoelementi in Naturopatia e Nutrizione

L’oligoterapia è un metodo per prevenire e curare le malattie attraverso l’assunzione di sostanze chimiche, costituenti della materia vivente, propriamente dette oligoelementi. Non tutti sanno che il ruolo dell‘oligoterapia e oligoelementi nella nostra vita è essenziale.

Il termine oligoterapia deriva dal greco, oligòs = poco, e viene usato nei paesi latini per indicare questi particolari elementi chimici, metalli e metalloidi, presenti in piccolissime quantità nella materia vivente, addirittura nell’ordine del milionesimo di grammo.

Questi, vere e proprie Vitamine Inorganiche, sono indispensabili a catalizzare le reazioni biochimiche fondamentali per la salute.

Gli oligoelementi sono parte integrante della maggioranza degli enzimi che regolano le complesse azioni biochimiche sulle quali si regge il nostro metabolismo; essi hanno la capacità di catalizzare, cioè di facilitare e rendere più veloci, tutte le reazioni chimiche all’interno del nostro organismo.

La CATALISI deriva dal greco Katalysis e significa dissoluzione.

Un catalizzatore è una sostanza che modifica la velocità di una reazione chimica, solitamente accelerandola, senza subire modificazioni da questa reazione. Un enzima è un catalizzatore composto da proteine che diventa attivo solo in presenza di oligoelementi.


Ogni cellula del corpo umano è un piccolo laboratorio in cui si verifica un numero imponente di reazioni, ordinate dalla attività specifica e selettiva dell’attività degli enzimi. Enzimi ed oligoelementi sono, quindi, fattori cellulari vitali.

L’ importanza degli oligolementi e l’ oligoterapia

Va purtroppo osservato che forse dell’ oligoterapia si avrebbe meno bisogno se gli esseri umani che vivono nei Paesi industrializzati potessero procurarsi con un’alimentazione sana ed equilibrata tutti gli oligoelementi indispensabili alla loro salute.

Tuttavia, a parte gli errori e i pregiudizi alimentari, i danni prodotti dall’inquinamento e i ritmi di vita innaturali, l’impoverimento dei suoli in seguito agli squilibri minerali determinati dalle concimazioni chimiche, non consente di assumere dai cibi oligoelementi in quantità sufficiente.

Da ciò la possibilità di ricorrere, quando necessario, all’oligoterapia.

Oligolelementi: vitamine inorganiche

L’analogia tra le vitamine e gli oligoelementi ha spinto molti ricercatori a definire questi ultimi, vitamine inorganiche. Come le vitamine anche gli oligoelementi sono insostituibili e la loro carenza provoca alterazioni strutturali e fisiologiche favorendo le malattie.


Essi si integrano, in quanto naturali all’organismo, e non sono come i farmaci di sintesi che sostituiscono parzialmente un funzionamento deficitario.

I farmaci vengono eliminati attraverso gli organi emuntori, mentre gli oligoelementi entrano nel tessuto cellulare riportando il corpo allo stato di equilibrio funzionale. La scoperta degli oligolementi a seguito di loro carenza.

Gli anglosassoni chiamano gli oligoelementi “trace – elements”, cioè elementi in tracce.


Pur utilizzando questo termine molto moderno, bisogna dire che l’uomo fin dall’antichità ha utilizzato gli oligoelementi, sia pure in modo del tutto empirico, per tentare di risolvere alcuni problemi medici che non trovavano adeguate soluzioni nella pratica terapeutica dell’epoca.

Famoso è stato l’esperimento di Basilio Valentino che somministrò pezzetti di spugna marina arrostiti sulla griglia a dei soggetti portatori di gozzo.
Questi pazienti miglioravano e a quell’epoca nessuno fu in grado di capire il perché. Dovettero passare alcuni secoli finché si osservò che il principio terapeutico attivo era lo jodio contenuto nelle spugne stesse.

Di seguito, solo a partire dagli inizi del Novecento nel mondo scientifico è stata messa in forse l’ipotesi che carboidrati, proteine e lipidi fossero le sostanze necessarie e sufficienti per consentire la vita di un essere umano: gli alimenti dovevano fornirgli qualcos’altro, in grado non solo di rendere possibile l’assimilazione di suddette sostanze, ma anche di svolgere un ruolo attivo nella tutela della sua salute.

Parallelamente, gli allevatori di certe aree agricole si chiedevano perché il loro bestiame andasse puntualmente soggetto a specifiche malattie di carattere infettivo o parassitario (si è poi scoperto che i terreni su cui pascolavano gli animali destinati alla macellazione erano, per effetto delle concimazioni azotate, poveri di rame o di cobalto, efficaci agenti antiparassitari,o che le concimazioni di potassio inibivano l’azione del magnesio).

Gabriel Bertrand e Jacques Menetrièr, padri dell’oligoterapia

A quel tempo compare sulla scena un personaggio a cui si dovranno molte scoperte relative agli oligoelementi: Gabriel Bertrand.
Gran parte dei suoi lavori miravano a conoscere le composizione chimica elementare dei tessuti animali e vegetali.
I risultati delle sue scoperte ebbero una ripercussione praticamente immediata in medicina, ma richiesero più tempo per essere presi in considerazione operativamente nell’ambito dell’agricoltura e della zoologia.

Il genio di Gabriel Bertrand è stato fondamentale per conoscere l’importante ruolo enzimatico degli oligoelementi; egli giunse ad affermare, in aperta polemica con l’opinione del tempo, che riteneva i metalli e i metalloidi, a livello analitico, delle impurezze:

“l’organismo appare come una sorta di oligarchia nella quale enormi masse di elementi passivi sono dominati da un piccolo numero di elementi catalizzatori”.

Bertrand e la sua scuola dimostrarono, con una notevole mole di lavori scientifici, che gli oligoelementi  giocavano un ruolo catalitico indispensabile alla vita.

Egli, analizzando la composizione elementare dei tessuti viventi e le relative trasformazioni chimiche, mise in luce il ruolo fondamentale dei biocatalizzatori nei processi enzimatici.
Contemporaneamente Maurice Javillier fece rilevanti scoperte sul fosforo e sul magnesio. Queste ricerche stimolarono ulteriori studi, in vari Paesi d’Europa e negli Stati Uniti.

Dagli studi all’applicazione terapeutica dei risultati, il passo fu breve e lo compì per primo Jacques Menetrièr (1908-1986), colui che possiamo definire il padre dell’oligoterapia.

Cosa succede negli anni ’30

Negli anni ’30 fu lui ad elaborare il sistema dell’oligoterapia, basato sull’assunzione di oligoelementi in grado di ristabilire l’equilibrio degli scambi biochimici nell’organismo umano, e di rafforzarne le difese naturali.

A lui va il merito di avere intuito che le recenti scoperte offrivano anche ai medici la possibilità di contrastare i disturbi accusati dai loro pazienti, per di più agendo in profondità e non solo eliminandone i sintomi.

Menetrièr sperimenta il preparato di Sutter (manganese e rame) nella Tbc, ottenendo risultati favorevoli su un gruppo di pazienti che presentavano caratteristiche ben definite.
Quindi introduce l’uso sistematico degli oligoelementi in terapia, definendo l’ogiterapia catalitica, che si basa sull’impiego di oligoelementi come bio-catalizzatori nel trattamento delle manifestazioni funzionali, ed il suo modello biologico prevede l’inserimento nell’organismo di microquantità in soluzione gluconata, con assorbimento perlinguale o parenterale.

Oligoelementi e squilibri specifici

Il merito di Menetrièr è stato anche quello di aver saputo stabilire una corrispondenza fra sintomi e squilibri funzionali e biochimici, e la loro correzione ad opera di oligoelementi specifici.


Egli individuò gruppi omogenei di persone, che presentavano cioè “terreni organici” simili, ai quali somministrava alcuni particolari sali minerali, ottenendo risultati brillanti e soprattutto omogenei.

Gli oligoelementi individuati vennero così definiti “oligoelementi diatesici” e in questo modo, con l’osservazione e lo studio di circa 100.000 casi (studi riuniti e conservati presso il Centro di ricerche biologiche di Parigi), si arrivò ad individuare quattro grandi tendenze morbose che definì “diatesi”. I quattro “terreni diatesici”, sono tipologie di persone con simili equilibri biochimici ed enzimatici, cioè l’insieme dei caratteri e dei diversi stati biologici (endocrino, genetico, metabolico) che, grazie agli stimoli dell’ambiente esterno, condizionano il comportamento.

L’oligoterapia attuale si divide in : catalitica, nutrizionale, farmacologica.

Oligoterapia catalitica

Secondo l’oligoterapia catalitica, le moderne condizioni di vita, l’inquinamento alimentare, atmosferico e medicamentoso, le malattie, comportano fenomeni di blocco degli oligoelementi presenti nell’organismo, con l’inattivazione totale o parziale dell’attività degli enzimi, da loro presieduta.

Tale fenomeno è definito “chelazione”. Le manifestazioni morbose delle malattie originerebbero da tali blocchi.

Oligoterapia nutrizionale

Storicamente l’oligoterapia nutrizionale è la seconda forma di utilizzazione sistematica degli elementi minerali. Si sviluppa negli anni ’60 grazie ai notevoli progressi della Scienza dell’ Alimentazione che consentono di determinare il ruolo dei vari oligoelementi e il loro fabbisogno.


Più recentemente si è sviluppata la Medicina Ortomolecolare e la Nutriterapia. Oggetto di studio di tali discipline è lo studio del ruolo dei micronutrienti essenziali (oligoelementi, vitamine, aminoacidi e acidi grassi essenziali) e la loro somministrazione in caso di carenza.

Oligoterapia farmacologica

L’oligoterapia farmacologica è la forma più recente di utilizzazione terapeutica di elementi minerali; si basa sull’impiego di concentrazioni nettamente più elevate di oligoelementi, rispetto alla catalitica e alla nutrizionale.


Alcuni esempi di utilizzazione clinica dell’oligoterapia farmacologia sono quelli dell’impiego del Fluoro nel trattamento dell’osteoporosi, del solfato di zinco nel trattamento dell’artrite psoriasica e del morbo di Wilson oppure del Rame, in associazione con Novocaina e salicilato di sodio, nel trattamento dell’artrite reumatoide.

Definizione specifica degli oligoelementi

Una prima definizione quantitativa degli oligoelementi fu posta a metà degli anni 70 da Forsen; il mondo scientifico la accettò di buon grado e servì a classificare gli oligoelementi veri e propri distinguendoli da quegli oligoelementi che sono presenti in quantità consistenti nella materia vivente.
Riferendosi al nostro organismo definì oligoelementi quegli elementi chimici che sono presenti in concentrazione uguale o inferiore allo 0,01% del peso secco del corpo umano. Pur utile questa definizione non dice nulla sul ruolo metabolico e biochimico degli oligoelementi. Un passo avanti in questo senso si ebbe quando si arrivò alla definizione di oligoelementi essenziali, classificando come tali quelli che svolgono un ruolo fisiologico indispensabile alla vita.

Quando un oligoelemento si definisce essenziale

  • è presente in tutti i tessuti sani di tutti gli organismi viventi
  • ha una concentrazione tissutale relativamente costante
  • induce, a seguito di una carenza, delle alterazioni strutturali e fisiologiche di vario tipo
  • con il suo apporto previene o guarisce, le affezioni morbose provocate dallo stato carenziale.

Gli elementi minerali essenziali svolgono, dunque, un ruolo fisiologico fondamentale nella chimica del vivente, al punto tale che un organismo non può crescere o completare il suo ciclo vitale senza di essi.
Gli elementi essenziali sono presenti in tutti i tessuti sani, svolgono un ruolo che non può essere sostituito da nessun altro ed hanno una concentrazione relativamente costante, che richiede un continuo controllo di tipo omeostatico.

I 15 oligoelementi essenziali

Agli inizi degli anni ’60, solo una decina di tutti gli elementi minerali rispondeva ai requisiti descritti. Al momento attuale circa 1/3 degli elementi del sistema periodico possono essere considerati “essenziali”.

Tra gli oligoelementi 15 sono da ritenersi “essenziali”.
Di essi 4 sono metalloidi: Fluoro, Jodio, Selenio e Silicio. Gli altri 11 appartengono al gruppo dei “metalli di transizione”:
Cobalto, Cromo, Rame, Ferro, Litio, Manganese, Molibdeno, Nichel, Stagno, Vanadio, Zinco.

Esistono alcuni oligoelementi che pur non essendo considerati”essenziali” possono svolgere un’attività terapeutica:

Alluminio, Argento, Oro, Bismuto, Germanio.

Meccanismo d’azione degli oligoelementi

I metalli e i metalloidi hanno la capacità di legarsi in vario modo alle strutture molecolari biologiche del nostro organismo; a seconda della natura della molecola con cui si legano gli oligoelementi possono ricoprire due ruoli:

1) un ruolo strutturale, quando la molecola partner è una sostanza organica non Enzimatica.

2) un ruolo funzionale, quando gli oligoelementi entrano a far parte della molecola di un enzima o sono ad esso indispensabili per il suo funzionamento catalitico.
Come sopra esposto una delle basi di utilizzo degli oligoelementi è la conoscenza delle diatesi di Menetrièr. Il termine diatesi nella medicina classica significava predisposizione a contrarre una determinata affezione patologica e tale affezione riconosceva un’unica causa costituzionale, generalmente di natura ereditaria.

Il concetto di diatesi secondo Menetrièr è sovrapponibile al concetto di terreno, ed è definibile come condizione reversibile, caratterizzata da sintomi che possono regredire, fino a scomparire del tutto, a seguito di una terapia con oligoelementi specifici, chiamati appunto diatesici.

Ciascuna diatesi riflette clinicamente variazioni dell’equilibrio biologico dato dai valori di Ph e rh 2 cioè di alcalinità, acidità, ossidazione e ossido-riduzione.

Esse corrispondono anche alla suddivisione delle 4 “costituzioni” e dei 4 “temperamenti” e, sempre con le debite distinzioni e precisazioni, vi corrispondono le costituzioni omeopatiche e in particolare gli aspetti clinici patologici dei 5 “movimenti” della medicina tradizionale cinese.

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Maria Teresa Ficchì

Naturopata, nutrizionista & Health Coach, fondatrice di Chetogenica Bioenergetica. Amo prendermi cura degli altri e aiutarli a stare bene con i metodi naturali, portandoli alla versione migliore di se stessi.
 

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