Sveliamo il mistero dietro l’Alzheimer: Il “diabete di tipo 3”

Nel mondo medico, esistono termini che vanno oltre le definizioni convenzionali e svelano collegamenti sorprendenti tra diverse condizioni. Uno di questi collegamenti è quello tra l’Alzheimer e il diabete di tipo 2 o insulino-resistenza. Se questa associazione sembra inusuale, è perché a prima vista lo è. Ma scavando più a fondo nella scienza, emergono connessioni sorprendenti che ci aiutano a comprendere meglio la complessità dell’Alzheimer. Ciò rivela una connessione importante tra la salute metabolica e la salute cerebrale. Comprendere questa associazione fornisce nuove prospettive nella lotta contro l’Alzheimer e sottolinea l’importanza di prendersi cura del nostro corpo e del nostro cervello in modo equilibrato.

L’ALZHEIMER: IL “DIABETE DI TIPO 3”

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa debilitante che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Parliamo di una malattia che negli ultimi 40 anni nel mondo, è aumentata del 780%.

Mentre la ricerca su questa condizione continua a evolversi, emerge una connessione evidente tra l’Alzheimer e la resistenza insulinica, un problema comunemente associato al diabete di tipo 2.

Ciò che risalta, è un nuovo interesse per la dieta chetogenica e il suo potenziale per rallentare la progressione dell’Alzheimer.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio la relazione complessa tra questa malattia degenerativa e l’insulino-resistenza e come la gestione di questa resistenza attraverso una dieta chetogenica, potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione e nel trattamento dell’Alzheimer.

MA PERCHÉ È CHIAMATO IL “DIABETE DI TIPO 3”?

Per spiegarlo in modo semplice, il “Diabete di Tipo 3” è un termine utilizzato per descrivere l’associazione tra l’Alzheimer e la resistenza insulinica. In altre parole, sta ad indicare che c’è una relazione tra la gestione dell’insulina nel nostro corpo e la salute del cervello.

La chiave per comprendere questa connessione risiede nei meccanismi biologici sottostanti.

La resistenza insulinica, comunemente associata al diabete di tipo 2, comporta una ridotta capacità delle cellule di rispondere all’insulina, l’ormone che regola il metabolismo degli zuccheri.

COSA HA A CHE FARE CIÒ CON L’ALZHEIMER

La risposta risiede nella complessità del cervello umano. Il cervello richiede un flusso costante di glucosio per funzionare correttamente, ma quando le cellule cerebrali diventano resistenti all’insulina, possono avere difficoltà ad assorbire il glucosio in modo efficiente. Questo può portare a un rilascio eccessivo di insulina nel cervello, innescando una serie di eventi che possono danneggiare le cellule cerebrali e contribuire allo sviluppo dell’Alzheimer.

Inoltre, la resistenza insulinica può aumentare l’infiammazione cronica, un fattore che

contribuisce allo sviluppo dell’Alzheimer. Questo collegamento evidenzia quanto sia importante mantenere la sensibilità all’insulina per proteggere la salute cerebrale.

PERCHÉ GLI ZUCCHERI CONDUCONO DRITTI ALL’ALZHEIMER

Negli ultimi anni, sono state accumulate evidenze scientifiche che suggeriscono che un eccesso di zuccheri nella dieta possa essere un fattore di rischio per l’Alzheimer.

Gli zuccheri, in particolare il fruttosio, possono contribuire al processo di glicazione, che è un processo in cui gli zuccheri si legano alle proteine e le danneggiano. La glicazione può portare alla formazione di placche amiloidi, che sono una caratteristica dell’Alzheimer.


(Le placche amiloidi sono aggregati di proteine ​​beta-amiloide che si formano nel cervello delle persone con Alzheimer. Queste placche sono una delle caratteristiche distintive della malattia e si ritiene che contribuiscano alla morte delle cellule cerebrali).

La proteina beta-amiloide è una proteina ​​normale che si trova nel cervello. Tuttavia, nelle persone con Alzheimer, la proteina beta-amiloide si accumula in modo anomalo formando placche. Queste placche possono danneggiare le cellule cerebrali e interferire con la comunicazione tra le cellule.

Inoltre, la glicazione può portare alla formazione di sottoprodotti di glicazione avanzati (AGE), che sono molecole dannose che possono danneggiare le cellule e i tessuti.

Infine, gli zuccheri possono contribuire all’infiammazione, che è un altro fattore di rischio per la formazione di placche amiloidi. L’infiammazione può danneggiare le cellule cerebrali e favorire l’accumulo di proteine ​​beta-amiloide.

ALZHEIMER E RESISTENZA INSULINICA: LA CONNESSIONE NASCOSTA

Per comprendere la connessione tra Alzheimer e resistenza insulinica, è fondamentale avere una conoscenza di base delle due condizioni. L’Alzheimer è caratterizzato da una progressiva perdita delle funzioni cognitive e della memoria, mentre la resistenza insulinica è una condizione in cui le cellule del corpo non rispondono adeguatamente all’insulina, un ormone che regola il livello di zucchero nel sangue.

LE BASI DELLA RESISTENZA INSULINICA

La resistenza insulinica è un termine medico che indica la difficoltà delle cellule del corpo a rispondere adeguatamente all’insulina, un ormone prodotto dal pancreas. L’insulina svolge un ruolo cruciale nel regolare il livello di zucchero nel sangue. Quando le cellule diventano resistenti all’insulina, il processo di regolazione dello zucchero nel sangue diventa inefficace, e questo può portare al diabete di tipo 2.

COME AVVIENE LA RESISTENZA INSULINICA

Le cellule del nostro corpo hanno recettori per l’insulina che dovrebbero rispondere quando questo ormone si lega a loro. L’insulina funge da chiave che apre la porta delle cellule, consentendo al glucosio (zucchero) di entrare.

Ma quando si sviluppa la resistenza insulinica, queste chiavi non funzionano più come dovrebbero. Il pancreas risponde producendo più insulina nella speranza che una maggiore quantità di ormone convinca le cellule ad aprire la porta e far entrare gli zuccheri. Le cellule diventano “sorde” al richiamo dell’insulina, E questo fa accadere che livelli elevati di insulina circolino nel sangue.

IL LEGAME CON IL DIABETE DI TIPO 2

La resistenza insulinica è spesso considerata una fase precoce del diabete di tipo 2. Poiché le cellule non riescono a utilizzare l’insulina in modo efficace, il glucosio rimane nel sangue, causando un aumento dei livelli di zucchero. Nel tentativo di far fronte a questa situazione, il pancreas continua a produrre più insulina, ma con il tempo può esaurire le sue riserve. Quando questo accade, i livelli di zucchero nel sangue diventano cronici e si sviluppa il diabete di tipo 2.

FATTORI DI RISCHIO PER LA RESISTENZA INSULINICA

Ci sono diversi fattori di rischio associati alla resistenza insulinica, tra cui:

  1. Obesità: Il tessuto adiposo in eccesso, in particolare quello addominale, è spesso correlato alla resistenza insulinica.
  2. Sedentarietà: L’attività fisica regolare aiuta a migliorare la sensibilità all’insulina, mentre la mancanza di esercizio può aumentare il rischio di resistenza.
  3. Alimentazione Sbagliata: Una dieta ricca di zuccheri, grassi vegetali idrogenati e cibi altamente processati può contribuire alla resistenza insulinica.

La resistenza insulinica è un problema crescente, ma con le giuste scelte di stile di vita, è possibile ridurre il rischio e migliorare la salute metabolica, riducendo così la probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2. Che prepara a sua volta un terreno fertile per lo sviluppo dell’Alzheimer, per questo motivo definito Diabete di tipo 3.

GESTIRE LA RESISTENZA INSULINICA PER GUARIRE

La prevenzione delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer deve seguire un percorso designato, formato da quattro semplici pilastri:

  1. Esercizio fisico
  2. Dieta sana
  3. Coltivare le relazioni
  4. Seguire le proprie passioni e interessi.

1 – ESERCIZIO FISICO COME ALLEATO

L’attività fisica regolare è un potente alleato per la salute generale del corpo e può avere un impatto significativo sulla sensibilità all’insulina e sulla salute cerebrale. Ecco come può aiutare.

Miglioramento della Sensibilità all’Insulina: L’attività fisica contribuisce al miglioramento della sensibilità all’insulina in diversi modi:

  1. Aumento del consumo di glucosio: L’esercizio fisico aumenta il consumo di glucosio da parte dei muscoli durante l’attività, aiutando a ridurre i livelli di zucchero nel sangue.
  2. Miglioramento della sensibilità cellulare: L’attività fisica regolare può migliorare la sensibilità delle cellule all’insulina, il che significa che rispondono meglio all’insulina e utilizzano il glucosio più efficacemente.
  3. Diminuzione del grasso corporeo: L’attività fisica può contribuire alla perdita di peso o al mantenimento di un peso sano, il che può ridurre la resistenza all’insulina associata all’obesità.

Protezione della Salute Cerebrale: L’attività fisica è stata associata a numerosi benefici per la salute cerebrale. Può avere un impatto positivo sulla funzione cognitiva e ridurre il rischio di disturbi neurologici, inclusi quelli associati all’invecchiamento. Ecco come aiuta.

  1. Aumento del flusso sanguigno: L’attività fisica migliora il flusso sanguigno verso il cervello, fornendo ossigeno e nutrienti essenziali alle cellule cerebrali.
  2. Riduzione dell’infiammazione: L’infiammazione cronica è un fattore di rischio per molte condizioni neurologiche. L’attività fisica può ridurre l’infiammazione nel corpo, inclusa quella nel cervello.
  3. Aumento dei fattori neuroprotettivi: L’esercizio può aumentare la produzione di fattori di crescita cerebrali che promuovono la sopravvivenza delle cellule nervose e la formazione di nuove connessioni sinaptiche.

Tipi di Esercizio Adatti: Diversi tipi di esercizio possono contribuire a migliorare la sensibilità all’insulina e proteggere la salute cerebrale. Ecco alcune opzioni:

  • Esercizio cardiovascolare: Camminare, correre, nuotare e ciclismo sono esempi di esercizio cardiovascolare che possono migliorare la salute cardiaca e cerebrale.
  • Esercizio di resistenza: L’allenamento con pesi o l’utilizzo di macchine per la resistenza aiuta ad aumentare la massa muscolare e la sensibilità all’insulina.
  • Esercizi di flessibilità e bilanciamento: Yoga e tai chi possono migliorare l’equilibrio, ridurre lo stress e promuovere la connessione mente-corpo.
  • Esercizi aerobici ad alta intensità (HIIT): Questi esercizi brevi ma intensi possono migliorare la salute cardiovascolare e la sensibilità all’insulina.
  • Attività di coordinazione: Danza, ginnastica e altre attività che richiedono coordinazione possono stimolare il cervello e il corpo.

Per ottenere i massimi benefici, è importante scegliere un’attività fisica che ti piaccia e che puoi svolgere regolarmente. Consulta sempre un medico o un professionista prima di iniziare un nuovo programma di esercizi, specialmente se hai condizioni mediche particolari.

2 – RELAZIONI SANE E INTERESSI INDIVIDUALI

La coltivazione di relazioni sane e il perseguimento di passioni personali contribuiscono a mantenere una mente attiva, ridurre lo stress e l’isolamento, e fornire supporto emotivo. Tutto ciò può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer e promuovere una migliore salute cerebrale nel lungo termine attraverso diversi meccanismi:

  1. Stimolazione mentale: Mantenere relazioni significative e coltivare passioni stimola il cervello, fornendo esercizio mentale. Questa stimolazione può aiutare a mantenere le funzioni cognitive più forti e ritardare il declino cognitivo.
  2. Riduzione dello stress: Le relazioni positive e gli interessi possono essere fonti di supporto emotivo e ridurre lo stress cronico.
  3. Socializzazione attiva: Mantenere relazioni sane implica solitamente l’interazione sociale, che è associata a una mente più attiva e resistente all’Alzheimer. Conversare, condividere esperienze e partecipare a attività sociali aiuta a mantenere attivo il cervello.
  4. Riduzione dell’isolamento: L’isolamento sociale è un fattore di rischio per problemi di salute mentale, compreso l’Alzheimer. Coltivare relazioni sane impedisce l’isolamento e promuove un ambiente sociale positivo.
  5. Fattore motivazionale: Le passioni individuali sono una fonte di motivazione e soddisfazione personale. Mantenere interessi e hobby stimolanti può spingere le persone a rimanere mentalmente attive e impegnate nella vita.

3 – DIETA CHETOGENICA: I BENEFICI PER CHI SOFFRE DI ALZHEIMER

La dieta Chetogenica è un regime dietetico antinfiammatorio che ha dimostrato grandi benefici per le funzioni celebrali e per la prevenzione dalle malattie degenerative, come dimostrano studi anche molto recenti, come questo: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33622392/

Attraverso la riduzione dell’introito di carboidrati a favore di una maggiore assunzione di grassi sani e proteine fresche.

Come spiego approfonditamente in questo articolo: https://www.energydetox.it/insulino-resistenza-come-chetogenica-bioenergetica-puo-aiutarti/

COME LA DIETA CHETOGENICA PUÒ INFLUENZARE POSITIVAMENTE IL CERVELLO

La connessione tra una dieta chetogenica e la gestione dei sintomi dell’Alzheimer è stata oggetto di interesse nella ricerca scientifica, sebbene sia ancora un argomento in fase di studio e discussione. Tuttavia, alcuni meccanismi biologici suggeriscono come una dieta chetogenica potrebbe influenzare positivamente il cervello nelle persone con Alzheimer:

  1. Miglioramento della funzione mitocondriale: La dieta chetogenica induce uno stato di chetosi, in cui il corpo brucia principalmente grassi per produrre chetoni, che possono essere utilizzati come fonte di energia alternativa al glucosio. Questi chetoni possono migliorare la funzione mitocondriale, le centrali energetiche delle cellule, e questo può essere vantaggioso per le cellule cerebrali, soprattutto nelle fasi iniziali dell’Alzheimer, quando la funzione mitocondriale può essere compromessa.
  1. Riduzione dell’infiammazione: La dieta chetogenica tende a ridurre l’infiammazione nel corpo, che è associata a molte malattie croniche, compreso l’Alzheimer. La chetosi può contribuire a questo effetto attraverso vari meccanismi, tra cui la riduzione dei livelli di zucchero nel sangue e la modulazione delle citochine infiammatorie.
  1. Riduzione del glucosio nel cervello: Nelle persone con Alzheimer, c’è un’anomalia nella capacità del cervello di utilizzare il glucosio come fonte di energia. La dieta chetogenica, che riduce l’apporto di carboidrati e quindi di glucosio, può aiutare a migliorare questa carenza energetica fornendo chetoni come alternativa al cervello.
  1. Fornitura di importante energia alternativa al cervello: Normalmente, il cervello utilizza principalmente glucosio come fonte di energia. Nella dieta chetogenica, quando l’apporto di carboidrati è molto basso, il corpo inizia a produrre chetoni, che possono essere utilizzati come alternativa al glucosio per il cervello e fonte di energia alternativa benefica per le cellule cerebrali danneggiate nell’Alzheimer.
  1. Riduzione della formazione di placche beta-amiloide, grazie alla riduzione degli zuccheri e all’aumento di grassi sani.
  1. Riduzione della produzione di radicali liberi: La chetosi può ridurre la produzione di radicali liberi, che sono molecole reattive che possono danneggiare le cellule cerebrali. La riduzione dei radicali liberi potrebbe contribuire alla protezione del cervello.


I SUPEREROI NELLA LOTTA CONTRO LA RESISTENZA INSULINICA

Alimenti Ideali per una Dieta Chetogenica “Low Carb High Fat”

Nella battaglia contro la resistenza insulinica, una dieta chetogenica low carb high fat (LCHF) può diventare il tuo alleato più potente. Ecco un elenco di alimenti che dovresti privilegiare per sconfiggere la resistenza insulinica:

1. Grassi sani:

  • Ghee, burro e panna: Importanti fornitori di grassi saturi per il cervello, che li preferisce agli altri. , da preferire da latte crudo.
  • Olio d’oliva extra vergine: Ricco di grassi monoinsaturi, è un aiuto nella dieta chetogenica.
  • Olio di cocco: Contiene acidi grassi a catena media che possono essere facilmente convertiti in energia.
  • Avocado: Ricco di grassi monoinsaturi, fibra e potassio.
  • Noci e semi: Mandorle, noci, semi di chia e semi di lino forniscono grassi sani e fibre.

2. Proteine di alta qualità:

  • Carne preferibilmente grass fed: manzo, vitello, pollo, tacchino..
  • Pesce: Salmone, tonno, sgombro e altri pesci grassi.
  • Uova: Una fonte eccellente di proteine e grassi.

3. Verdure a basso contenuto di carboidrati:

  • Spinaci, bietole, asparagi, zucchine, broccoli, verdure a foglia verde: Ricche di fibre e povere di carboidrati

4. Formaggi grassi:

Preferisci formaggi grassi e soprattutto da latte crudo e ridotto contenuto di lattosio, come il Parmigiano Reggiano, il quark, il cheddar, il formaggio di capra o il formaggio blu, lo yogurt greco intero.

5. Frutti di bosco:

  • Mirtilli, lamponi, fragole: Sono relativamente bassi in carboidrati e ricchi di antiossidanti.

6. Dolcificanti naturali (usati con moderazione):

  • Stevia: Un dolcificante naturale senza carboidrati.
  • Eritritolo: Un’altra opzione a basso contenuto calorico e senza zucchero.

7. Bevande senza zucchero:

  • Acqua: Bevi molta acqua per mantenerti idratato.
  • Caffè e tè o tisane senza zucchero: Possono aiutare a spegnere l’appetito.
  • Brodi caldi sia di verdure che di carne per la fornitura di elettroliti, minerali e senso di comfort per la mente.

Evita rigorosamente alimenti ricchi di carboidrati come pane, pasta, riso, cereali, zucchero, dolci e cibi processati. Ricorda che ogni corpo è diverso, quindi hai bisogno di personalizzare la tua dieta in base alle tue esigenze. Consulta sempre un professionista prima di apportare cambiamenti significativi alla tua alimentazione, specialmente se hai problemi di salute preesistenti. La dieta chetogenica richiede una gestione attenta per ottenere i migliori risultati nella lotta contro la resistenza insulinica.

PIANO CHETOGENICO

Ecco un piano alimentare chetogenico per una giornata che mette in evidenza cibi ricchi di grassi sani e poveri di carboidrati:

Colazione:

  • Omelette al formaggio: Prepara un’omelette con uova biologiche e aggiungi formaggio cheddar o formaggio di capra per un tocco cremoso e ricco di grassi.
  • Spinaci saltati: Accompagna l’omelette con una porzione di spinaci saltati nell’olio d’oliva e uno spicchio d’aglio per un sapore extra.

Spuntino mattutino:

  • Mandorle o noci: Scegli una manciata di mandorle o noci per uno spuntino ricco di grassi sani e proteine.

Pranzo:

  • Insalata di avocado e pollo: Prepara un’insalata con avocado a fette, petto di pollo grigliato, pinoli, maionese fatta in casa, rucola o lattuga. Condisci con olio d’oliva e aceto di mele.
  • Broccoli al vapore: Accompagna l’insalata con broccoli al vapore conditi con burro o ghee.

Spuntino pomeridiano:

  • Yogurt greco intero: Scegli uno yogurt greco intero senza zuccheri aggiunti. Puoi aggiungere una manciata di frutti di bosco per dare più gusto.

Cena:

  • Salmone alla griglia: Prepara un filetto di salmone alla griglia con erbe aromatiche e limone.
  • Asparagi: Servi gli asparagi cotti al vapore e conditi con olio d’oliva e parmigiano.
  • Insalata di avocado: Prepara un’insalata fresca con avocado a fette, cetrioli e foglie di basilico. Condisci con olio d’oliva e succo di limone.

Bevande:

  • Acqua: Bevi abbondante acqua durante il giorno per rimanere idratato.
  • Tè/tisane o caffè nero: Puoi bere una tazza di tè o caffè nero senza zucchero.

Note:

  • Assicurati di rispettare le tue esigenze caloriche e le raccomandazioni dietetiche personali.
  • Controlla sempre le etichette alimentari per assicurarti che i prodotti non contengano zuccheri aggiunti o carboidrati nascosti.

Questo piano alimentare chetogenico è ricco di grassi sani, moderato nelle proteine e povero di carboidrati, il che può aiutarti a raggiungere uno stato di chetosi e sostenere una dieta chetogenica.

CONCLUSIONI:

la connessione tra Alzheimer e resistenza insulinica dimostra l’importanza della prevenzione come potenziale strada per combattere questa terribile malattia neurodegenerativa.

La dieta, unita a un sano stile di vita e alla coltivazione di relazione sane e passioni individuali, può essere la risposta definitiva alla prevenzione e gestione di una malattia dell’era moderna che sta interessando, purtroppo, sempre più individui.

Come sempre, la soluzione è nelle nostre mani, sta alla responsabilità di ciascuno applicarla.

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Picture of Maria Teresa Ficchì

Maria Teresa Ficchì

Naturopata, nutrizionista & Health Coach, fondatrice di Chetogenica Bioenergetica. Amo prendermi cura degli altri e aiutarli a stare bene con i metodi naturali, portandoli alla versione migliore di se stessi.
 

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