IL VERO CIBO DELL’UOMO

IL VERO CIBO DELL'UOMO

Qual è il vero cibo dell’Uomo?

E soprattutto qual è il corretto equilibrio alimentare che rispetti le caratteristiche biochimiche che si sono evolute con il nostro DNA in milioni di anni?

Ci sono affermazioni sempre più frequenti sul fatto che, per stare in salute, l’uomo abbia bisogno di mangiare come nel paleolitico, come agli albori, cibo essenziale, cibo vero, non trasformato, con una grande presenza di carne, pesce, bacche. 

Dall’altra parte c’è chi controbatte questa teoria, dicendo con molta superficialità, che gli uomini preistorici vivevano solo trent’anni. Che la loro alimentazione li portava ad un’aspettativa di vita inferiore, senza considerare numerosi altri fondamentali fattori, quali l’habitat e le condizioni in qui l’uomo preistorico vivesse.

L’uomo moderno non ha una biologia molto lontana dai suoi antenati. Milioni di anni di evoluzione hanno formato un DNA con una struttura forte e complessa, che poco ha risentito dei cambiamenti legati alla rivoluzione agricola e industriale di epoca “ più recente”. 

La rivoluzione agricola ha avuto origine 11.000 anni fa nel Vicino Oriente prima di concretizzarsi nel continente europeo circa 5.000 anni più tardi.

Il genoma dell’uomo moderno europeo è il risultato dell’incontro tra i primi agricoltori, migrati dal sud verso il nord dell’Europa, e la popolazione locale di cacciatori. Lo rivela l’analisi del Dna su resti umani risalenti all’età della pietra, rinvenuti in Svezia. 

La pratica dell’agricoltura arrivata in Europa solo circa 10000 anni fa, indica un lasso di tempo relativamente breve, rispetto all’intera esistenza dell’uomo, troppo breve ancora per parlare di un’adattamento del nostro DNA a molti alimenti coltivati, come i cereali e i legumi ad esempio.


Una ricerca della Uppsala University , coordinata dallo svedese Pontus Skoglund e pubblicata su Science, sostiene la tesi che la rivoluzione agricola sia stata guidata da primi, intrepidi, agricoltori che, dopo aver viaggiato nel Nord Europa si sarebbero stabiliti vivendo per molte generazioni fianco a fianco con i cacciatori-raccoglitori, per poi incrociarsi, e ciò spiega i modelli di variazione genetica che caratterizzano oggi gli europei.


QUANTI CENTIMETRI CI SONO IN CINQUE METRI?

Se noi tracciassimo una linea immaginaria della lunghezza di 5 metri, corrispondente a circa due milioni di anni fa (ovvero a partire dall’ Homo Erectus, un ominide già cacciatore-raccoglitore), e inserissimo il periodo della rivoluzione agricola, risalente a circa 10000 anni fa nella cosiddetta mezzaluna fertile (l’attuale Iraq), questa si collocherebbe a non più di un centimetro in questi 5 metri, cioè molto in prossimità dell’oggi.

Questo dimostra che l’essere umano non è, da un punto di vista evolutivo, un animale “agricolo” ma è ancora a tutti gli effetti un nomade cacciatore raccoglitore

Da un punto di vista evolutivo, dunque, noi siamo ancora quegli uomini là: 10.000 anni rappresentano un lasso di tempo troppo breve per influenzare in modo profondo le nostre abitudini alimentari. 

Il nostro apparato digerente è fatto per assimilare correttamente gli alimenti ottenuti dalla savana o dalla foresta, non da un campo di grano o di barbabietole da zucchero.

UN GRANDE ERRORE

Quindi, chi asserisce che “allora però si viveva in media 30-35 anni”, sta prendendo un granchio. La vita media delle popolazioni nomadi di esseri umani teneva conto della mortalità infantile, vicina al 50% nel primo anno di vita, e che raggiungeva il 70% nei primi 5 anni di vita. 

Gli uomini che raggiungevano l’età riproduttiva conducevano una vita lunga e sana, priva di malattie che non fossero legate all’attività di caccia (ferite e infezioni conseguenti). Era chiaro che non potessero diventare troppo vecchi: un settantenne non poteva sfuggire dal leone con eguale successo rispetto a un ventenne. 

QUINDI COME MANGIAVAMO?

Per capire cosa mangiasse l’uomo primitivo dobbiamo pensare a  uomini liberi che vivono nella savana. 

Per avere un’idea ben definita di cosa si cibassero i nostri antenati, prendiamo in considerazione le poche popolazioni primitive odierne che vengono ancora studiate.

Gli Inuit dell’Artico, gli Hazda della Tanzania, gli indios Yanomani, i pigmei Kung africani, gli aborigeni australiani. 

La base alimentare di questi popoli è ancora legata ai prodotti di raccolta della terra: frutta, verdura, radici commestibili. 

Una forte quota nutrizionale è però costituita da proteine animali frutto di semplice raccolta (uova, insetti, molluschi) o di caccia (pesci, uccelli, animali a terra).

Quando la stagione lo permette, ricorrono a una fonte di amidi (noci, ghiande, semi di ogni genere). 

Quindi vediamo forte la presenza di proteine animali e vegetali di varia provenienza, molti grassi, poca frutta e verdura, e pochi semi.

Consideriamo ad esempio gli Inuit, che mangiano pochi vegetali:

Il loro microbiota è molto robusto, il livello di malattie cardiovascolari e degenerative croniche e oncologiche è molto basso, nonostante mangino prevalentemente cibi grassi (pesci artici, carne di foca, muktuk), mentre aumenta nelle città vicine, dove l’alimentazione è più occidentalizzata.

Di certo sono del tutto assenti i “non alimenti” che oggi siamo abituati a consumare con grande frequenza: zucchero, farine raffinate, alcolici e superalcolici e tutti i loro derivati. 

EVOLUZIONE E FLESSIBILITA’ METABOLICA

Qual era esattamente la proporzione di proteine, grassi e vegetali nelle diete delle diverse specie di ominidi del Paleolitico? 

Possiamo dire con certezza che nel Paleolitico la dieta umana variava immensamente in base alla geografia, alla stagione e alle opportunità. 

Adesso noi sappiamo che gli esseri umani non si sono evoluti sulla base di un’unica dieta paleolitica, ma che erano mangiatori flessibili; un’intuizione ancenstrale li portava ad adattarsi in un modo che anche al giorno d’oggi la gente oggi dovrebbe adottare per essere sana.

La nostra evoluzione è dipesa dall’accesso a fonti nutrizionali più o meno importanti, che non solo hanno permesso di garantire la sopravvivenza, ma che hanno dato una spinta in avanti al progresso del nostro patrimonio cellulare.

Ad esempio i grassi: la loro introduzione ha permesso al cervello di svilupparsi, al corpo di avere una riserva di energia nei momenti di bisogno, i chetoni che normalmente producevamo sono stati un tesoro insostituibile nei momenti di carestia, di digiuno forzato a causa di mancanza di cibo disponibile. Infatti non dobbiamo dimenticarci che i nostri antenati non hanno avuto accesso regolare al cibo per cui dovevano affrontare periodi di digiuno quando il cibo era scarso.

L’ambiente nel quale siamo evoluti ha richiesto regolari cambiamenti alle condizioni in continuo cambiamento., a volte di abbondanza, altre di penuria.

E’ qui che l’uomo ha sviluppato la sua “flessibilità metabolica” ovvero la capacità di ricorrere al tipo di carburante che in quel momento il corpo aveva disponibile, per produrre energia.

L’essere umano è il risultato di milioni di anni di evoluzione. Questa evoluzione ha agito certamente sull’espressione dei 23.000 geni circa che compongono il nostro genoma, ma soprattutto sui quasi 4 milioni di geni che agiscono in cooperazione tra di loro. 

Il risultato di questa cooperazione ha costruito il meraviglioso mondo che abitiamo che è il nostro corpo. 

UN AFFASCINANTE VIAGGIO NELLA STORIA DELL’UOMO

Questo splendido viaggio dimostra come solo “di recente” l’uomo abbia avuto l’accesso all’agricoltura e che per milioni di anni si sia evoluto grazie ai prodotti della caccia e ai frutti selvatici, oltre ai pochi vegetali, che ha imparato a riconoscere in natura come commestibili.

3 milioni di anni fa 

Si erge la specie Homo Habilis. Tipico di questi ominidi è il rapido aumento della capacità cranica, dato probabilmente dal fatto che questi uomini avevano smesso di cibarsi solo di frutti selvatici e bacche e avevano iniziato a praticare la caccia, anche di grossi animali, con carni grasse e sostanziose

1 milione di anni fa

l’Homo Habilis diviene Erectus, e scopre il fuoco, che permette la cottura di alimenti vecchi e nuovi, immangiabili da crudi. Il che permette la vita di comunità più numerose, che col fuoco possono scaldarsi, lavorare gli utensili, cuocere la carne e i vegetali. L’Homo Erectus è un cacciatore e raccoglitore. Il dominio del fuoco diviene una conquista di un’importanza fondamentale: garantisce protezione contro il freddo e i predatori e consente la preparazione e conservazione migliore dei cibi.

La cottura fa perdere però grandi quantità di sale e acqua all’alimento, quindi ricorrere alle saline e all’accesso all’acqua potabile, diventa di vitale importanza.

In questo periodo ci sono ancora molte popolazioni che vivono di sole bacche e frutti, mentre altri vivono di più nella condizione iniziale di Homo Sapiens (che si sviluppa pienamente circa 400.000/300.000 anni fa). In questi vi è una apertura cranica maggiore e una maggiore presenza di neuroni. Iniziano quindi le prime percezioni relative a nuove funzioni del cervello, che è più nutrito grazie alla presenza di grassi e proteine.

Inizia la scoperta, l’attuazione di nuove strategie per vivere, si attivano le sinapsi, si trovano le soluzioni ai problemi. Non si vede solo la preda, ma inizia l’attuazione di strategie atte a catturarla.

120.000 anni fa 

L’uomo si inizia a guardare intorno e ad esplorare la vegetazione cercando di capirne l’utilità. E’ così che scopre che molte piante possono essergli utili per lenire il dolore. Alcune popolazioni iniziano a masticare foglie di coca, scoprono la noce vomica, la canapa e l’oppio. L’alimentazione oramai è molto più carnea che vegetale, che fornisce molti più “mattoni, ovvero aminoacidi essenziali, come tiroxina e triptofano, e questo favorisce lo sviluppo dei neuroblasti prenatali (neuroni).

14000 anni fa 

Vi è un grande cambiamento climatico, ha inizio una desertificazione delle grandi foreste e la selvaggina diventa più scarsa in alcune aree.

Le grandi prede migrano verso nord, ora ci si ciba di piccoli animali che prima erano scartati: lepri, volatili, pesci, nuove varietà vegetali che apportano sostanze molto preziose all’organismo.

Nelle zone vicino al mare si iniziano a raccogliere i molluschi.

Questo fenomeno di cambiamento della dieta avviene contemporaneamente in tutti i continenti, dovuto al contemporaneo peggioramento climatico e alla fuga della grande fauna, che crea una crisi alimentare nella dieta carnea.

A causa della grande scarsità di cibo, l’uomo impara a raccogliere alcuni granuli caduti per terra da spighe dorate e sparpagliati ovunque ( in sanscrito sparpagliato è ghran = grano )

Si scopre così una fonte più economica di alimentazione energetica che, sebbene carente di aminoacidi essenziali, uniti a grasso e bacche, danno un sufficiente contenuto proteico.

12500 anni fa 

Inizia l’apporto vero e proprio dei cereali nell’alimentazione, iniziato dapprima in Cina con l’utilizzo del riso.

11000 anni fa 

In molte zone centrali, intensa è la migrazione in forma nomade verso il nord, all’inseguimento dei grandi animali che migrano verso pascoli migliori. 

Molto spesso questa scelta non ripaga delle energie spese, per cui, molti scelgono di rimanere nei loro insediamenti, si accontentano di ciò che fornisce il loro ambiente, e iniziano a coltivare la terra.

10000 anni fa 

Si concretizzano in Cina, in America e in Europa, i primi insediamenti agricoli, la prima testimonianza di una cultura arcaica che inizia una proto-agricoltura.

In Italia abbiamo le prime testimonianze in Puglia e Calabria, che poi si spostano verso il Lazio, l’Umbria, l’Abruzzo e la Toscana.

9000 anni fa

Abbiamo testimonianze dei primi insediamenti umani fissi, dove sorgono vere e proprie città, a Gerico e a Shamra ( Siria). In Iraq iniziano ad essere tenuti i primi animali domestici (cane, pecora, conigli, oche).

7900 anni fa 

Nasce in Italia, precisamente in Puglia, il primo insediamento di agricoltori fissi, che iniziano a coltivare vari tipi di cereali e si dedicano all’allevamento di piccoli animali domestici.

Il primo chicco di grano duro viene proprio ritrovato in Puglia 7500 anni fa: è il Trinitum, ricco di glutine, che fornisce il 15% di proteine.

CIBO VERO

Partendo da questo straordinario viaggio possiamo fare qualche considerazione più precisa in merito al cibo dell’uomo e alle sue conseguenze sulla sua salute. 

Il progresso, che ci ha spinti verso un compulsivo uso del cibo finto, costruito da macchine, con ingredienti chimici ed esaltatori di sapidità, ricco di zuccheri, basato principalmente su carboidrati da cereali raffinati, è un modello alimentare molto lontano da quello che è il vero cibo dell’Uomo. 

Uomo con la U maiuscola, essere speciale, che oggi ha perso il contatto con la sua natura e non distingue più un cibo vero e naturale da ciò che non lo è, ha perso il suo istinto, non sa cosa gli fa bene, non conosce la provenienza dei più banali alimenti di uso quotidiano.

La maggiore o minore quota di salute o infiammazione di cui può soffrire l’uomo, non dipende dunque solo dalla quantità di cibo assunto, ma anche dal fatto che quel cibo sia o non sia per lui un alimento naturale e sano.

PERCHÈ L’INDUSTRIA ALIMENTARE CI SPINGE A CONSUMARE CEREALI?

La spiegazione storica che di solito viene data è che l’uomo, frugivoro in origine, era una specie arboricola che viveva dei frutti colti dagli alberi. 

Poi scendendo a terra iniziò a coltivare i cereali e questi diventarono parte fondamentale della sua alimentazione e quindi taluni esperti adducono che i cereali sono elementi essenziali per l’essere umano. 

Quello che dimenticano è che un organismo frugivoro/carnivoro non si trasforma in un altro tipo per il solo fatto di essersi forzato a consumare alimenti diversi da quelli che sono appropriati per la sua alimentazione. E il fatto che sopravviva non significa che questa nuova alimentazione sia adatta, né salutare.

E ciò lo dimostra il fatto che, nonostante le nostre aumentate aspettative di vita:

  • dobbiamo fare sempre più ricorso a farmaci e cure
  • sono aumentate le malattie legate al metabolismo
  • sono nate nuove malattie degenerative

Non è che forse (si fa peccato a pensar male?) questa spinta dell’industria alimentare si sia intersecata perfettamente agli interessi di quella farmaceutica?

Entrambe floride realtà che prosperano grazie al fatto che gli individui siano esseri malati e inconsapevoli, non certo sani e consapevoli!

SIAMO ONNIVORI O NO?

L’essere umano è sostanzialmente un lipivoro.

Vuol dire che ha bisogno di grassi per la sua evoluzione.

La scienza dice che gli esseri umani hanno evoluto il loro grande cervello diventando “lipivori” e che cacciavano con successo prede grasse. 

Molto prima degli esseri umani, il sistema energetico di qualsiasi mammifero era fissato sui chetoni (grassi)

  • I grassi producono energia e spingono l’organismo a una serie di azioni benefiche sotto tutti i punti di vista.
  • Le proteine sono altresì importanti: da lì l’uomo estrae una fonte di energia e di costruzione.
  • I carboidrati di cui ha bisogno sono dati essenzialmente da fibre, poiché l’energia l’uomo la può ricavare da proteine e grassi, mentre un eccesso di carboidrati si trasforma solo in grasso di deposito = malattie.

Il nostro cervello è il primo organo ad aver bisogno di grassi, e questo è ampiamente dimostrato nell’excursus dell’evoluzione umana.

Il cervello è sprovvisto di riserve lipidiche, eppure più della sua materia disidratata è costituita da lipidi. Ciò significa che il cervello ha bisogno di grassi, ha bisogno di essere oliato proprio come gli ingranaggi di una macchina!

Alcuni recettori del cervello sono composti di aminoacidi essenziali, non prodotti dall’organismo, ne siamo quindi carenti se non li introduciamo con i grassi.

COSA CI HA FATTO CREDERE IL CONTRARIO?

Ci hanno fatto credere per decenni che il consumo di proteine animali faccia venire il cancro o aumenti le malattie cardiovascolari.

Ma se io vi dicessi che questa falsa convinzione che il genere umano ha acquisito è data dall’affermazione di una sola persona?

Una donna della chiesa avventista dell’800, voi ci credereste?? Eppure è così.

Non ci sono basi scientifiche, non ci sono reali ricerche e studi che provano questo, solo l’affermazione religiosa estrema che è partita da una persona, e che è stata manipolata ed usata ai fini del progresso del corrotto connubio- industria alimentare/farmaceutica.

Una guerra di pubbliche relazioni contro il consumo carne, fondamentale per l’evoluzione umana, è stata quindi promossa attraverso un collegamento secolare tra la Chiesa avventista del 7 ° giorno e la Kelloggs Corporation, nati insieme a Battle Creek, nel Michigan. 

In ogni versione delle linee guida dietetiche statunitensi dal 1980, la carne è demonizzata, ma la legislazione sulla mensa scolastica consente che il “ketchup” si qualifichi come “verdura”.

Gli alimenti di fabbrica a basso costo costituiti da oli, cereali e zuccheri altamente raffinati dominano sempre più le diete umane, in tutto il mondo. Oggi si sa che la “resistenza all’insulina” sia il progenitore di almeno il 60% delle principali patologie.

Il finanziamento pubblicitario senza limiti di Big Food, piega ogni riferimento medico che allarma sul fatto che il problema centrale della salute sono i carboidrati e il consumo frequente.

CONCLUSIONI

Gli esseri umani non sono programmati per bruciare zucchero invece di grasso, né possono continuare ad usare il pancreas come un carburatore di glucosio. 

Noi umani non siamo adattati ai carboidrati come fonte di nutrienti e forse non lo saremo mai. 

Storicamente la nostra dieta si è evoluta sulla base di fonti animali e ci vorrebbe almeno un milione di anni per cambiare la nostra natura. 

Dobbiamo riconoscerlo e comportarci diversamente.

DOBBIAMO DIFENDERCI DALLA PRESSIONE delle lobby di Big Food ed evitare tutte quelle sostanze chimiche che essa confeziona e che creano dipendenza. 

Soprattutto gli zuccheri e cereali raffinati, in gran parte con oli di semi, e che vengono commercializzati come cibo, ma che cibo non sono.

Bisogna difendere ogni bambino in età scolare, ogni anziano residente in una casa di cura, ogni persona indifesa, dalla trappola del cibo in fabbrica. 

Una soluzione possibile è favorire e ripristinare le praterie, i suoli e le falde acquifere autoctone per supportare il pascolo sostenibile. 

Poi iniziare tutta una campagna di sensibilizzazione e di informazione sul cibo VERO:
Se si adotta un’alimentazione sana, solida, nutriente, la fame svanisce.

Questa è una sfida per la nostra specie. Non possiamo fingere di essere qualcos’altro, e non possiamo rinnegare la nostra biologia, frutto di milioni di anni di evoluzione.

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Maria Teresa Ficchì

Naturopata, nutrizionista & Health Coach, fondatrice di Chetogenica Bioenergetica. Amo prendermi cura degli altri e aiutarli a stare bene con i metodi naturali, portandoli alla versione migliore di se stessi.
 

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