I dieci miti vegetariani da sfatare per rimanere in buona salute

Specialmente nell’ultimo periodo, assistiamo a un aumento di persone che scelgono di non consumare cibi di origine animale per svariate ragioni. Il veganismo e il vegetarianismo sono in aumento tra i giovani e la grande maggioranza di loro cita la compassione per gli animali o le preoccupazioni ambientali – non la salute – come motivazione principale. Tuttavia, ci sono alcune convinzioni, anche a proposito di salute, errate e assorbite da una comunicazione manipolativa, che spinge le persone, in totale buona fede, a rinunciare a cibi animali.

ALIMENTAZIONE ED ETICA

Se non ci fossero in gioco le emozioni, tutti sceglierebbero di consumare alimenti animali per il benessere della propria salute.

È importante, a mio avviso, informare correttamente sull’ alimentazione, facendo comprendere i rischi per la salute derivanti da una dieta a base esclusivamente vegetale e raccomandare in modo responsabile e basato su evidenze scientifiche e non solo, di rivedere alcuni pregiudizi e false credenze che possono portare verso una strada a sondo cieco, poiché quando si decide di rinunciare a nutrienti preziosi e fondamentali per la salute umana, è a rischio la nostra salute.

L’alimentazione è incredibilmente personale, forse più personale e socialmente carica della religione o della politica. Ognuno di noi prende decisioni in base alle proprie priorità e tutto merita rispetto. Però in cima a tutto questo è necessario prima avere le informazioni necessarie per prendere decisioni informate e responsabili per la propria salute.

Partiamo quindi dalle maggiori convinzioni che spingono una persona a nutrirsi esclusivamente su base vegana o vegetariana, e sfatiamo i falsi miti con i dati e i fatti a nostra disposizione.

1. I GRASSI SATURI CAUSANO MALATTIE CARDIACHE

Negli ultimi 50 anni, una buona fetta della popolazione è stata spinta verso il vegetarianismo a causa della presunta associazione tra grassi saturi e malattie cardiache.

Sebbene molti di noi abbiano capito che la ricerca originale si basava sui dati di uno che non era proprio in buona fede, Ancel Keys, e che una serie di meta-analisi ha dimostrato che non esistono prove affidabili a sostegno dell’associazione, alcuni non vogliono ancora crederci.

Una revisione del 2009 sull’American Journal of Clinical Nutrition ha analizzato le ricerche di 21 studi sull’assunzione di grassi saturi da parte di 350.000 persone e non ha trovato alcuna associazione con le malattie cardiache.

Allo stesso modo, i vegetariani credono che una dieta priva di carne abbia un valore perché è povera di colesterolo. Ma è dal 1937 che sappiamo che il colesterolo alimentare ha un effetto minimo sul colesterolo nel sangue.

Parte del problema è che la maggior parte di noi non è disposta ad accettare questa informazione. Abbiamo sempre creduto che i grassi saturi e il colesterolo alimentare causassero malattie cardiache, quindi perché dovremmo credere il contrario?

2. TUTTA LA CARNE È UGUALE E TUTTI I GRASSI SONO UGUALI

Uno dei motivi per cui la carne rossa è stata ingiustamente demonizzata è che si tende a raggrupparla con le carni lavorate. Nel frattempo, tutte le prove che collegano la carne rossa a un aumento delle malattie cardiache, del cancro o della mortalità non trovano alcuna associazione con la varietà non lavorata. Lo stesso vale per i grassi.

Uno studio del 2004 della Harvard School of Public Health ha studiato l’assunzione di grassi sulla progressione dell’aterosclerosi (malattia cardiaca) e ha scoperto che il gruppo che consumava più oli polinsaturi (presenti in abbondanza nelle noci, nei semi e negli oli vegetali) aveva il risultato peggiore, mentre il gruppo che consumava la maggior quantità di grassi saturi (presenti nella carne di manzo, nel burro e nei grassi animali) invertiva l’aterosclerosi.

Non sorprende che la storia sia simile per quanto riguarda il tipo di grasso e il cancro. L’acido linoleico (LA) è il grasso polinsaturo dominante nell’olio vegetale e diversi studi hanno collegato il suo consumo alla crescita dei tumori. Mentre l’acido linoleico presente nel grasso degli animali, cioè l’acido linoleico coniugato (CLA), si è dimostrato efficace nella prevenzione del cancro.

Vediamo un eccesso soprattutto di acido linoleico e gamma linolenico (GLA), presenti negli oli vegetali e nei loro semi, onnipresenti nella dieta odierna. un loro eccesso diminuisce l’effetto degli Omega3 e favorisce l’infiammazione e il rischio cardiovascolare. Il rapporto tra Omega 6 e Omega3 dovrebbe essere da 1:1 a 4:1, invece attualmente abbiamo nella dieta occidentale un rapporto medio nella popolazione di 20:1. Decisamente sbilanciato.

3. IL “CHINA STUDY” È ACCURATO E AFFIDABILE

Molti vegetariani fanno riferimento al “China Study”. Tanto vale chiamarlo “Il manifesto vegetariano”, perché coloro che evitano la carne lo citano in continuazione. Per completezza di informazioni, l’ho acquistato e letto, ed ho potuto osservare molte incongruenze all’interno del libro.

Per il China Study, il dottor T. Colin Campbell ha utilizzato dati osservativi provenienti da 65 contee della Cina per cercare di dimostrare che i prodotti animali aumentano il cancro e le malattie cardiache. A parte il fatto che il lettore medio viene sopraffatto e confuso dalla mole di nozioni e dalle citazioni, per alcune persone è facile desiderare ardentemente di credere alle informazioni contenute in questo libro.

Ma il fatto è che il dottor Campbell dimentica opportunamente di menzionare le associazioni positive tra un’elevata assunzione di proteine e bassi tassi di cancro, e una bassa assunzione di proteine e alti tassi di cancro. Per esempio:

Gli abitanti di Tuoli consumano il 45% della loro dieta a base di grassi, mangiano circa 175 grammi di proteine animali al giorno e 185 grammi di grassi, e hanno meno malattie cardiache e cancro rispetto ai Paesi vegani enfatizzati nel libro.

Gli abitanti di Longxian consumano la quantità più bassa di alimenti animali, ma hanno il secondo più alto tasso di mortalità per malattie cardiache. Inoltre, il libro non include le associazioni tra altri alimenti trasformati che le persone oggetto degli studi consumano, e la loro significativa correlazione con le malattie cardiache e il cancro.

I DATI MOSTRANO IN REALTÀ:

  1. Un’associazione sette volte maggiore di cancro con una dieta ad alto contenuto di carboidrati/zuccheri
  2. Meno morti per cancro con un elevato apporto di grassi animali.

Questo stranamente lo porta a concludere che: “Le persone che mangiavano più alimenti di origine animale avevano più malattie croniche”. Se questo non è manipolare i dati, non so cosa lo possa essere..

4. LA CARNE PROVOCA IL CANCRO PERCHÉ È ACIDA

Ecco un altro classico delle convinzioni di chi rifiuta la carne: “Il cancro cresce in un ambiente acido e la carne è molto acida”. (Una dieta alcalina impedisce la crescita del cancro e può persino eliminare le cellule cancerogene”).

L’ipotesi che esista un’associazione tra il pH (il grado di acidità) della nostra dieta e il cancro dipenderebbe dal fatto che gli alimenti che mangiamo modificano il pH del nostro sangue e del fluido extracellulare… il che è parzialmente sbagliato.

Il livello di pH degli alimenti che mangiamo può alterare la misura acida o alcalina dell’urina, ma non può regolare il pH del sangue.

Inoltre, le cellule tumorali possono crescere in qualsiasi ambiente, non solo in quello acido, e la maggior parte degli esperimenti mostra una crescita a pH normale (7,4). Ciò significa che non è il pH del sangue a promuovere il cancro, ma è il cancro a promuovere il sangue acido.

Sono gli zuccheri ad alimentare i tumori

Ciò che acidifica le cellule è un alto consumo di zuccheri e farine industriali raffinate, oli vegetali soprattutto idrogenati e cibi industriali ricchi di additivi e conservanti. È in questo modo che la cellula si intossica, si soffoca, si ammala.

Ricordo che quando si fa una PET per valutare i marcatori tumorali, si inietta al soggetto una sostanza a base di glucosio. Perchè si fa? Per evidenziare quali cellule corrono a nutrirsene!

Poiché i tumori sono particolarmente avidi di glucosio, la PET, mostrando l’accumulo di questo zucchero, individua immediatamente quali sono le cellule malate, poiché sono quelle che fanno a gara per accaparrarsi lo zucchero/veleno!

E questo non accade con la carne, le uova, il pesce, i grassi saturi.

Soprattutto, anche se una dieta alcalina ha prodotto notevoli correlazioni con una migliore salute e longevità, non c’è motivo per cui un mangiatore di carne non possa consumare un’ampia quantità di frutta e verdura e godere degli stessi benefici. I vegetariani non sono gli unici a mangiare frutta e verdura. Anche i consumatori di carne ne beneficiano.

Infatti, se si osservano le abitudini alimentari dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori, mangiatori di carne, si nota che erano in grado di mantenere una dieta nettamente alcalina, mentre la maggior parte di loro riceveva più del 50% delle calorie totali da prodotti animali.

Pertanto, anche se una dieta acida fosse un problema, non c’è motivo di limitare le proteine animali. Non solo i carnivori possono consumare altrettanti alimenti alcalinizzanti come i vegetariani, ma eliminando cereali, legumi e zucchero, che sono anch’essi acidi, possono con ogni probabilità ottenere una dieta meno acida.

5. I VEGETARIANI SONO PIÙ SANI

È comune per chi professa il vegetarianismo, citare gli Avventisti del Settimo Giorno come esempio di bassi tassi di cancro e mortalità dovuti all’assenza di carne. Ma è scorretto paragonarli a chi mangia carne nella società normale. Si tratta di un gruppo isolato che non fuma, non beve, vive in mezzo alla campagna, conduce ritmi di vita semplici e non prende altre decisioni di vita che accorciano la vita.

Questo “pregiudizio salutista” tende a essere comune quando si guarda ai vegetariani, ed è molto fuorviante per il pubblico in generale. Per esempio, un equivalente degli Avventisti del Settimo Giorno che mangiano carne sarebbero i Mormoni, che seguono principi simili per quanto riguarda il fumo, l’alcol e altre scelte di vita sfavorevoli. I loro tassi di cancro e di mortalità rispetto alla media?

– 22% di tasso di cancro in meno

– 34% in meno di mortalità per cancro al colon

Vale la pena di notare che, nonostante il basso tasso di cancro al colon-retto, gli Avventisti del Settimo Giorno sembrano essere più a rischio di altri tipi di cancro: il morbo di Hodgkin, il melanoma maligno, il cancro al cervello, alla pelle, all’utero, alla prostata, all’endometrio, alla cervice e alle ovaie.

Forse a causa della mancanza di grassi animali? O forse a causa del consumo eccessivo di alternative derivate dalla soia?

In ogni caso, non ci sono prove certe che i vegetariani vivano più a lungo o che bypassino più malattie rispetto ai mangiatori di carne, mentre ci sono numerose prove contrarie. Per esempio, una ricerca del 1973 pubblicata sull’American Journal of Epidemiology ha rilevato tassi di mortalità per tutte le cause più elevati sia negli uomini (0,93%) che nelle donne vegetariane (0,86%) rispetto alle loro controparti non vegetariane (uomini 0,89%, donne 0,54%).

6. LA SOIA È UN SUPER ALIMENTO

Poiché le proteine possono essere scarse per chi rinuncia alla carne, la soia è la risposta vegetariana a una dieta carente di aminoacidi per la costruzione dei muscoli. Viene anche venduta come il sostituto per la riduzione del colesterolo delle presunte caratteristiche della carne rossa che intasano le arterie e causano il cancro.

Non solo ci è stato detto che le proteine animali e i grassi saturi fanno male, ma siamo stati convinti in modo creativo che le proteine vegetali, come la soia, siano la soluzione. Molti sono sorpresi di sapere che la soia stessa è tossica sia per gli esseri umani che per gli animali.

È una delle colture più irrorate e quasi il 93% di essa è geneticamente modificata, se consideriamo questo come un aspetto importante. La soia contiene anche isoflavoni che imitano gli estrogeni nel corpo (fitoestrogeni), si legano ai recettori degli estrogeni e causano una serie di problemi di salute:

PERICOLI DELLA SOIA

– Inibisce la salute riproduttiva

– Altera negativamente le funzioni cerebrali

– Sopprime l’ormone tiroideo

– Disturba il sistema endocrino

– Aumenta il potenziale di cancro al seno e alla prostata

Forse è per questo che uno studio del Journal of the American College of Nutrition ha rilevato disfunzioni cognitive e atrofia cerebrale negli uomini che consumavano due o più porzioni di tofu alla settimana.

I ricercatori dell’American Journal of Clinical Nutrition hanno anche riscontrato una significativa proliferazione cellulare nel tessuto mammario grazie all’integrazione di soia in soli 14 giorni. Uno studio giapponese condotto presso la Clinica Ishizuki ha rilevato che solo 35 mg di isoflavoni al giorno causano la soppressione della tiroide in individui sani in soli tre mesi.

Purtroppo, la maggior parte delle informazioni positive che sentiamo sulla soia provengono dalle aziende che la commercializzano o dai governi da esse controllati. Non dovrebbe mai essere considerata un sostituto della carne o del latte e la sua vendita come latte artificiale dovrebbe essere illegale.

Nel 1992, il Servizio Sanitario Svizzero ha stimato che due tazze di latte di soia al giorno forniscono l’equivalente estrogenico di una pillola anticoncezionale… e i neonati nutriti con latte di soia l’equivalente di cinque pillole anticoncezionali.

E anche se guardiamo strettamente alle prestazioni, è stato dimostrato che le proteine della soia diminuiscono la forza muscolare, abbassano il testosterone e aumentano il cortisolo se consumate dopo l’allenamento. L’esatto contrario di ciò che otteniamo da carne e formaggi, e l’esatto contrario di ciò di cui abbiamo bisogno per vivere una vita più lunga e più forte.

7. IL CERVELLO NON HA BISOGNO DI GRASSI ANIMALI

Uno studio del 1980 ha messo a confronto due popolazioni preistoriche che vivevano nella stessa area, ma con abitudini alimentari significativamente diverse.

Nell’Ohio, Stati Uniti d’America, sono stati studiati abitanti della zona sia cacciatori-raccoglitori (Indian Knolls, dal nome della zona di ritrovamento, vissuti fra i 3000-5000 anni fa), che agricoltori (villaggio di Hardin, circa 500 anni fa). In questi siti archeologici sono stati ritrovati un gran numero di resti che hanno consentito di ricostruire le abitudini alimentari:

Gli abitanti di Hardin, agricoltori, vivevano prevalentemente di mais, legumi e zucche, come molte popolazioni native americane (per esempio i Pima in Messico e Arizona che, fra l’altro, sono la popolazione al mondo con la massima incidenza di calcoli alla cistifellea).

I cacciatori-raccoglitori di Indian Knolss vivevano invece di una dieta di tipo predatorio a base di carne, frutta selvatica, pesce e crostacei.

I ricercatori hanno analizzato lo stato di salute di entrambe le popolazioni:

CACCIATORI PIÙ SANI DEGLI AGRICOLTORI

La differenza concernente lo stato di salute delle due popolazioni evidenziata in questi studi è notevole:

I cacciatori-raccoglitori non mostrano alcun segno di carie, mentre negli agricoltori almeno sette carie per individuo. 

Altresì, i cacciatori-raccoglitori mostrano un tasso di malformazioni ossee tipiche della malnutrizione significativamente più basso (erano quindi meglio nutriti).

Inoltre, i cacciatori-raccoglitori mostrano un tasso inferiore di mortalità infantile, con una differenza più rilevante nell’età compresa fra i 2 e i 4 anni, età cioè in cui la malnutrizione ha effetti particolarmente dannosi sui bambini. 

Infine, i cacciatori-raccoglitori erano più sani come dimostra i tasso di malformazioni dovute a malattie infettive più basso.  Vivevano anche più a lungo e mostrano pochissimi segni di carenza di ferro, calcio o proteine rispetto agli agricoltori.

I cacciatori avevano una durata di vita più lunga e una mortalità infantile più bassa rispetto agli agricoltori.

Gli agricoltori presentavano comuni carenze di ferro, calcio e proteine.

I cacciatori non avevano malformazioni ossee o carie, mentre gli agricoltori ne avevano in media sette.

A parte la scarsa muscolatura e la debolezza delle ossa, la minaccia più grande dell’eliminazione della carne dalla dieta è la riduzione del cervello. Considerando che lo sviluppo cognitivo si è accelerato con l’introduzione di carne e pesce nella dieta umana, questo non dovrebbe sorprendere.

“L’incorporazione di quantità sempre maggiori di prodotti animali nella dieta è stata essenziale per lo sviluppo dell’ampio cervello umano”.

>> Aiello e Wheeler, Current Anthropology, 1995 <<

I grassi saturi e il colesterolo contenuti nei prodotti animali sono assolutamente necessari per il funzionamento ottimale del nostro organismo. Ad esempio, il latte materno contiene elevate quantità di grassi saturi per nutrire il nostro cervello in continua crescita.

BENEFICI DEI GRASSI SATURI:

  1. Sono la fonte di carburante preferita dal cuore
  2. Sono regolatori genetici che possono aiutare a prevenire il cancro
  3. Utilizzati per fornire struttura alle cellule di tutti i tipi (polmoni, ossa, fegato, cervello, ecc.)
  4. Sono necessari per assorbire le vitamine liposolubili (A, D, E e K) e per assimilare il calcio.
  5. Agiscono come agenti antivirali, antimicrobici e antibatterici.

Il colesterolo è altrettanto benefico in quanto contribuisce a mantenere adeguati livelli di nutrienti (vitamina D, ormoni sessuali), a proteggere dall’ossidazione, a costruire le membrane cellulari, a nutrire e sostenere i neuroni e le loro varie funzioni.

Il sostegno al cervello fornito dal colesterolo è probabilmente il motivo per cui i suoi livelli aumentano naturalmente con l’età. E, analogamente ai grassi saturi, è per questo che vediamo depressione, deterioramento cognitivo, malattie degenerative (Alzheimer) e disturbi neurologici (Parkinson) associati a livelli più bassi.

8. LE DIETE SENZA CARNE CONTENGONO NUTRIENTI ESSENZIALI

Questa è un’affermazione fuorviante ed errata. Purtroppo sono davvero le molte le carenze di cui soffre una persona che rinuncia ad assumere alimenti di origine animale. Dalla VIT B12, al ferro eme, agli Omega3, al collagene, sono davvero troppi i nutrienti essenziali carenti di questo tipo di dieta che la collocano esattamente all’opposto di una dieta sana ed equilibrata.

VITAMINA B12

La carenza di B12 è anche associata all’invecchiamento del cervello. Diversamente dai grassi saturi, essa può essere ottenuta correttamente solo da alimenti di origine animale. Secondo uno studio, i soggetti con i livelli più elevati di B12 avevano una probabilità sei volte inferiore di avere un restringimento del cervello rispetto a quelli con i livelli più bassi.

Inoltre, le verdure di mare e il tempeh che i vegetariani consumano per cercare di nutrire il loro cervello non fanno che aumentarne il fabbisogno. Presunte fonti vegetariane di B12 contengono in realtà alti livelli di pseudo B12 (cobamide) che bloccano l’assorbimento della vera B12.

Una ricerca pubblicata nel 2003 sull’American Journal of Clinical Nutrition  >> QUI << ha stabilito che la carenza di B12 nei vegetariani e nei vegani raggiunge il 70-80%. Le diete vegane sono carenti di acidi grassi omega-3, che tra l’altro contribuiscono a impedire il declino delle capacità cognitive.

OMEGA 3

Chi non mangia carne cercherà di raccontare il contrario, ma gli alimenti vegetali contengono solo omega-3 a catena corta (ALA), che hanno un tasso di conversione estremamente debole (2-10%) in acidi grassi essenziali a catena lunga utilizzabili dall’uomo (EPA e DHA). Alcune prove suggeriscono che tentare di aumentare lo stato di DHA nel sangue con una fonte di omega-3 esclusivamente ALA è quasi impossibile.

È interessante notare che anche la mancanza di grassi saturi, ferro e zinco sembra inibire la nostra capacità di convertire l’ALA. Quindi, anche se i vegetariani sono stati indotti a credere che i semi di lino e i semi di canapa e l’astensione dagli alimenti di origine animale forniscano tutti i benefici per la salute di cui hanno bisogno, sono stati ingannati.

Rispetto agli onnivori, i vegetariani hanno circa il 30% in meno di EPA e DHA e i vegani il 50-60% in meno.

FERRO

La terza carenza di rilievo che i vegetariani devono considerare è quella di ferro. Il ferro eme (o ferroso) è la migliore fonte disponibile per l’uomo e viene assorbito solo dagli alimenti di origine animale.

Inoltre, la fonte di ferro vegetale (ferrico o non eme) è facilmente inibita da altri alimenti comunemente consumati. Uno studio randomizzato in doppio cieco pubblicato nel 2022 sull’European Journal of Clinical Nutrition prova che la dieta vegetariana può ridurre l’assorbimento del ferro di oltre l’85%.

Ciò è dovuto in gran parte al fatto che molti degli alimenti su cui i vegetariani fanno affidamento come base proteica (cereali e legumi) sono ricchi di antinutrienti che si legano ai minerali e ne impediscono l’assorbimento. Quindi, anche se consumassero una quantità sufficiente di elementi essenziali (ma non è così), sarebbero comunque carenti.

9. LE PROTEINE DI ORIGINE VEGETALE SONO SALUTARI

Come gli animali, anche le piante hanno un desiderio innato di sopravvivere, produrre prole e prosperare come specie. Sfortunatamente, le piante non possono scattare e morderci quando cerchiamo di consumarle, ma possono farlo in seguito.

Quando cerchiamo di mangiare una parte della pianta che non è destinata al consumo, ci imbattiamo in tossine nocive destinate a danneggiarci e a scoraggiarci da futuri spuntini. In genere, più la parte è importante (ad esempio i semi necessari per la procreazione), più alto è il livello di difesa.

Due delle difese vegetali più comuni, le lectine e i fitati, si trovano in grandi quantità in cereali, legumi, noci e semi.

È stato dimostrato che la fitasi (o acido fitico) riduce l’assorbimento dei nutrienti, in particolare di magnesio, calcio, ferro, zinco e B12. Le lectine hanno la capacità unica di legarsi alle cellule dell’intestino e di produrre una risposta infiammatoria. Ciò si traduce in un’alterazione dell’assorbimento dei nutrienti e in un rischio elevato di patologie gastrointestinali più gravi.

Anche se questi antinutrienti non sembrano causare problemi in piccole quantità, il danno digestivo diventa sempre più evidente con un consumo costante ed eccessivo. La situazione è peggiore per coloro che evitano le proteine animali, in quanto cereali, fagioli, noci e semi diventano la loro unica fonte proteica.

Questo non solo li lascia carenti di nutrienti essenziali a causa della mancanza di proteine e grassi animali, ma l’assunzione eccessiva di fitati e lectine diminuisce la disponibilità di nutrienti negli alimenti e danneggia il rivestimento intestinale dove i nutrienti vengono assorbiti.

Un vegetariano vi dirà che queste difese vegetali possono essere eliminate con procedure di preparazione adeguate (germogliazione, ammollo e bollitura), ma la ricerca ci dice che le lectine sono resistenti al calore e che solo il 50% dei fitati viene eliminato con un ammollo di 18 ore (nessuna viene eliminata dalla soia!).

10. NON MANGIARE CARNE È PIÙ ETICO

“Gli animali sono esseri viventi. La carne è un crimine. Non ci sono abbastanza terra, acqua o risorse per la popolazione per consumare prodotti animali”.

Queste frasi le avete già sentite. Ci dicono anche: “I cereali possono sfamare il mondo”, senza rendersi conto che stanno distruggendo più terra, utilizzando più risorse e uccidendo più animali nel frattempo.

Grano, mais e soia sono monocolture che aumentano il tasso di erosione del suolo, ne riducono il contenuto di acqua e di sostanze nutritive e, in sostanza, privano la terra della sua capacità di riprodursi.

Una volta distrutto il terreno in un’area, la coltura deve occupare un nuovo posto (con terreno fertile) e sono necessari tempo e risorse significative per riparare il posto precedente.

Le monocolture stanno conquistando il mondo senza restituire nulla al suolo.

In effetti, il 90% delle praterie è già stato occupato dalle monocolture. Inibiscono la crescita dell’erba, il che limita l’alimentazione degli animali e riduce la qualità della carne, costringendoci a nutrire i nostri animali con la stessa schifosa soia, il mais e il grano con cui ingrassiamo e uccidiamo noi stessi.

Ma soprattutto, spingono gli animali ad abbandonare le loro case per costruire questi giganteschi campi coltivati e assorbono le riserve d’acqua per mantenerli irrigati.

Il cerchio della vita dovrebbe essere un rapporto di dare e ricevere. Noi esseri umani non siamo in grado di digerire l’erba e quindi ci rivolgiamo alle mucche per consumare l’erba e convertirla in grassi e proteine digeribili. La mucca non solo fornisce agli esseri umani proteine e grassi essenziali, ma assicura la salute dell’erba e del terreno pascolando e fertilizzando.

Le coltivazioni, invece, distruggono e si impadroniscono della terra, prosciugando le riserve d’acqua ed eliminando ogni potenziale di ricrescita. Questo spinge gli animali ad abbandonare le loro foreste e le loro case per fornire alle colture degenerate in nutrienti più terra e acqua.

QUALITÀ DELLA CARNE E AMBIENTE

Anche se sarebbe psicologicamente più semplice e comodo se non avessimo bisogno di alimenti di origine animale, la verità è che gli alimenti di origine animale sono una parte importante di una dieta sana.

In un mondo perfetto, tutti noi mangeremmo solo animali di altissima qualità, sia selvatici che allevati in modo etico e naturale.

Ma non tutti hanno questa possibilità, sia per motivi economici, che per scarsa reperibilità degli alimenti giusti. E quando si viaggia o si mangia fuori casa, tutti perdiamo un po’ di controllo sulle nostre scelte.

L’alimentazione biologica, anche su base animale, non è la risposta. Per molti motivi che riguardano i grossi interessi delle multinazionali, che mirano ad una produzione massiva che niente ha a che fare con il metodo biologico autentico e a cui gli organismi di certificazione concedono l’uso di molti composti chimici “permessi”.

Inoltre gli animali nutriti biologicamente, sono comunque nutriti di cereali e soia, la cui produzione è diventata ormai incontrollata, ricchi di Omega 6 e infiammatorie.

QUINDI QUAL È IL PUNTO DI GIUNZIONE TRA SANA NUTRIZIONE E RISPETTO PER L’AMBIENTE?

Sicuramente l’agricoltura generativa può essere una risposta.

In questo modo si darebbe scacco matto sia all’allevamento intensivo che all’agricoltura intensiva, favorendo le produzioni rurali e locali, avvantaggiando i piccoli produttori, e dando un plus di qualità all’alimentazione.

L’impatto che l’agricoltura intensiva ha raggiunto è ormai di dominio pubblico.

Le diete a base vegetale non sono le più sostenibili per la nostra specie e né le più salutari per il nostro pianeta almeno nel modo in cui vengono condotte ora, con grandi interessi e vantaggi solo per le grandi industrie, e zero vantaggi per la nostra salute o l’ambiente.

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Maria Teresa Ficchì

Naturopata, nutrizionista & Health Coach, fondatrice di Chetogenica Bioenergetica. Amo prendermi cura degli altri e aiutarli a stare bene con i metodi naturali, portandoli alla versione migliore di se stessi.
 

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